- Del femminicidio di Primavalle a Roma colpisce l’efferatezza unita alla futilità dei (presunti) motivi che avrebbero portato un suo coetaneo a ucciderla a coltellata. È la stessa violenza “banale” che ha portato alla morte poche settimane fa Giulia Tramontano.
- Possiamo parlare di cultura del controllo e del possesso, radicata in una storia di assoggettamento delle donne al potere maschile. Ma resta lo sgomento, soprattutto quando gli autori del crimine appartengono a generazioni che con le donne hanno socializzato, fin dall’infanzia, alla pari.
- Tanto più forte si fa il senso di fallimento per non aver saputo prevenire queste morti. Un fallimento di cui prima responsabile è la politica.
Un rifiuto tra i rifiuti: così si riduce il corpo di una donna giovanissima, 17 anni, Michelle Causo, ritrovata senza vita in un sacco nero in un carrello della spesa. Uno «scarto», come quelli di cui parlava Zygmunt Bauman pensando ai «rifiuti umani» della globalizzazione – i migranti, richiedenti asilo, rifugiati – accomunato a questi destini dal fatto di rappresentare una vita meno degna di essere protetta, una vita che non conta. Colpisce, del femminicidio di Primavalle a Roma, l’effera



