Quanto al conflitto in Ucraina, tra Ie tante onde d’urto che ha provocato, ce n’è una che forse viene sottostimata: lo spostamento dell’asse europeo verso Est. Con tutte le sue problematiche conseguenze. Avvolgiamo il nastro degli eventi fin dall’inizio.

L’Unione europea nasce nell’immediato dopoguerra per eliminare gli scontri armati dal teatro in cui gli eserciti si sono affrontati per secoli con capacità distruttiva crescente. Per questo, con il coraggio e la visionarietà degli statisti, il ministero degli Esteri francese Robert Schuman offrì ai tedeschi dopo appena cinque anni dalla fine delle ostilità un accordo economico, ma intrinsecamente politico, di condividere le risorse strategiche del carbone e dell’acciaio.

Quell’embrione di cooperazione europea, allargato anche all’Italia, ha instradato i paesi “renani” verso la condivisione non solo di risorse economiche quanto di valori.

L’Italia in Europa

Per l’Italia, in particolare, rimanere agganciati all’Europa, come ripetevano i costruttori della repubblica, da De Gasperi a La Malfa a Saragat, significava contrastare le scorie antidemocratiche del retaggio fascista e del comunismo più o meno staliniano.

La Francia era la guida ideologica di questo consesso grazie alla sua secolare tradizione democratica - e anche in virtù di una produzione culturale che negli anni Cinquanta illuminava ancora il panorama internazionale.

Germania e Italia erano invece ancora alle prese con il loro passato: in Italia rimuovendolo e accarezzando altre pulsioni illiberali, comuniste e clericali, in Germania rifiutando di fare i conti con il nazismo fino a quando la peculiare contestazione giovanile del Sessantotto tedesco non obbligò i padri a prenderne atto.

Le istituzioni europee erano comunque il foro nel quale , al di là delle singole incertezze nazionali, le élite politiche cementavano la loro adesione ai principi liberal-democratici.

Gli allargamenti verso la Gran Bretagna ei i paesi nordici hanno rafforzato la caratura ideologica dell’Ue, tanto che le nuove democrazie mediterranee, uscite a metà degli anni settanta dalle loro dittature, hanno assorbito interamente l’imprinting ideologico dei fondatori. Dopo il 1989, l’Unione europea si presentava come un baluardo della democrazia.

Verso est

Grazie a questa self-confidence nel 2004 l’Ue ha aperto le porte a otto (più due) paesi dell’Europa dell’Est senza nulla cambiare della preesistente architettura istituzionale. Secondo una espressione in voga all’epoca, avviò un allargamento senza un approfondimento.

Le ragioni di questa scelta sono note, in primis quello della sicurezza sia dei paesi dell’Est rispetto alla Russia sia delle nazioni occidentali rispetto alla possibile instabilità dei nuovi stati membri, portatori di potenziali conflitti interetnici e di rivendicazioni territoriali. La guerra in Ucraina costituisce ora un problema per l’Europa perché si è rotto il rapporto di collaborazione tra Stati Uniti e Ue. Non ora, ma a partire dalla nascita dell’Euro e, soprattutto, dall’invasione dell’Iraq da parte degli Stati Uniti e dei suoi collaboratori, Gran Bretagna in testa.

La frattura tra quella che il segretario di stato Donald Rumsfeld definì la vecchia Europa, imperniata sull’asse franco-tedesco, contraria all’invasione, e la nuova Europa , quella dei paesi dell’Est fedelissimi degli Usa, ha lasciato il segno: ha reso i paesi orientali autoreferenziali al punto da ignorare le regole comunitarie. Lo fanno perché sanno che hanno il potente lord protettore d’oltreoceano alle spalle.
Questa frattura è stata in qualche modo gestita fino alla guerra in Ucraina. Ora con il conflitto in corso la loro importanza geostrategica è aumentata e possono andare per la loro strada. Il punto è che questo sbilanciamento ad Est, incentrato su paesi di fragile cultura liberal-democratica, porta con sé il rischio di un appannamento dei valori su cui si è costruita l’Unione.
Oggi la forza ideologica del corridoio “renano” è ulteriormente insidiata dal governo Meloni: anche in uno dei paesi fondatori l’euroscetticismo filo-atlantico può aprire una breccia nei principi dell’Unione.
Facendosi scudo di una fedeltà a tutta prova – e in realtà supina - nei confronti dell’America il nuovo governo di destra non avrebbe via libera nel picconare l’essenza politico-ideale dell’Europa seguendo l’esempio polacco e degli altri paesi est-europei.
Per frenare questa deriva non rimane, con uno sguardo un po’ fantapolitico, che puntare al ritorno in Europa della Gran Bretagna.
Il probabile, e speriamo ravvicinato, ritorno al potere dei laburisti rilancerebbe il referendum sulla Brexit. E la prevista vittoria dei remainer riporterebbe nel cuore del continente un baluardo della democrazia in grado di riportare verso ovest il baricentro dell’Unione. Tra i tanti guasti creati da Vladimir Putin c’è anche il potenziale affievolimento dei connotati valoriali dell’Ue.
 

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