La commedia degli equivoci che si dipana da mesi somiglia sempre più all'archetipo, a un monumento della cultura nazionale come Miseria e nobiltà (1887). Fa pensare alla commedia di Eduardo Scarpetta la strana euforia lisergica con cui la pandemia è descritta come un colpo di fortuna, la grande occasione per fare dell'Italia un Eldorado della modernità, anzi di innovazione che suona meglio, e senza dimenticare la sostenibilità, la resilienza e la rivoluzione green.

Il miracolo si chiama Recovery fund, una pioggia di denaro con cui l'Europa non più matrigna fertilizzerà l'economia italiana per farla rinascere «più bella e più superba che pria». Fa bene il governo ad alimentare fiducia e aspettative, è il suo dovere. Ma farlo in modo credibile sarebbe più efficace.

Solo quando tutti gli attori dell'economia, dal capo della maggiore azienda all'ultimo precario in nero della microimpresa, condivideranno i termini esatti del problema, sarà ipotizzabile lo sforzo corale senza il quale l'Italia  non andrà da nessuna parte.

Invece sembra che i ministri italiani siano impegnati più che altro a travestirsi da efficienti per convincere i tecnici di Bruxelles a mollare i soldi senza tante storie.

Nel perfetto meccanismo drammaturgico di Scarpetta lo scrivano povero Felice Sciosciammocca fingeva di essere il principe di Casador in una macchinazione a fin di bene che, nel lieto fine, consentirà il matrimonio tra il figlio del marchese e la figlia del borghese.

Nella deprimente realtà contemporanea il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli finge di essere il principe dell'Idrogeno, solo che lo fa a reti unificate e milioni di cittadini ragionevoli possono istantaneamente chiedersi che cosa si è fumato prima di proclamare che l'Italia sarà, in un futuro indefinito, il leader mondiale dell'ancora imprecisata rivoluzione energetica.

Può essere utile confrontare la commedia con la realtà. Il cosiddetto Recovery Fund è lo stanziamento previsto dal piano Next Generation Eu, che vuole disegnare l'Europa della prossima generazione. Dei 750 miliardi totali, all'Italia toccano i famosi 209 miliardi di cui i politici e le lobby si contendono la gestione come se fosse un bottino da spartire.

In realtà si tratta di nuovi debiti, e le sovvenzioni a fondo perduto sono solo 64 miliardi che arriveranno da qui al 2026. Di questi, nella migliore delle ipotesi, arriverà in Italia entro l'anno prossimo il 10 per cento di anticipazione promesso con l'accordo europeo del 21 luglio scorso: 6 miliardi.

Tutto il resto sono nuovi debiti a tasso vicino allo zero e sostituiranno vecchi debiti più costosi.

Senza nulla togliere al premier Giuseppe Conte, si fatica a credere che dobbiamo alla sua abilità negoziale la decisione dei partner europei di assegnare oltre un quarto dei 750 miliardi totali del Recovery Fund a un'economia che vale un ottavo di quella  continentale. E' più probabile che ci abbiano riservato una  dose doppia di medicina perché l'economia italiana è considerata la malata più grave.

E infatti. L'economia italiana era ferma da almeno 15 anni prima che si abbattesse su di essa il terremoto Covid. Secondo i dati Eurostat, nel 2019 il nostro reddito (Pil, prodotto interno lordo) è stato lo stesso del 2005 in termini reali, cioè senza contare l'inflazione che fa lievitare le grandezze espresse in euro.

Nello stesso periodo la Germania è cresciuta del 23 per cento e la Francia del 17 per cento, che è poi anche la crescita media dei paesi aderenti all'euro.

In pratica la Germania si è presentata alla battaglia Covid con circa 500 miliardi di reddito in più, l'Italia con lo stesso Pil di quando governava Berlusconi. Poi è arrivata la burrasca. Secondo i dati del governo, quest'anno la crisi Covid fa perdere all'Italia circa 180 miliardi di Pil e il disavanzo dei conti statali è volato da 30 miliardi del 2019 a 160.

L'anno prossimo il Pil risalirà del 6 per cento, quindi risulterà di soli 80 miliardi inferiore a quello del 2019, e il deficit dello Stato sarà di soli 120 miliardi. A fine 2021 avremo accumulato, causa Covid, 260 miliardi di perdita di reddito e 250 miliardi di maggior deficit, cioè nuovo debito pubblico.

La situazione è drammatica. L'idea di fare i signori sognando i 6 miliardi di anticipi del Recovery Fund è davvero degna di Scarpetta.

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