È evidente perché gli occidentali sono così infervorati per la guerra in Ucraina tanto da accalorarsi sulle armi e quasi scordare che un negoziato con la Russia succederà inevitabilmente al conflitto: l’inaspettata e forte resistenza ucraina ha ricordato loro che ci sono valori per i quali vale la pena battersi e ha ridato a tutto l’occidente l’orgoglio del proprio modello dopo anni di depressione.

Se c’è qualcuno, abbastanza esterno alla tradizione culturale democratica occidentale, pronto a combattere per averla, ciò significa che si tratta di un talento e non di qualcosa di “obsoleto”, secondo la definizione di Vladimir Putin.

L’occidente, scoraggiato da decenni di impoverimento e perdita di centralità, umiliato dall’emersione di nuove potenze dal modello autoritario e alternativo, ritrova a Kiev la propria fierezza e, con essa, la propria unità.

Il risveglio

Tra l’altro ciò spiega perché tra gli europei i più esaltati siano proprio coloro più in cerca di identità e timorosi del futuro. Tutto questo è positivo: il risveglio dei sonnambuli ridona forza e contenuto alla democrazia.

Nella storia è già accaduto: è proprio delle democrazie non essere mai pronte davanti all’aggressione ma di riuscire a sviluppare una reazione incredibile, quella della libertà.

Errori che rimangono

Tuttavia ciò non basta a costruire il futuro pacifico e giusto a cui mirano tutti i democratici. Dobbiamo innanzi tutto riconoscere i nostri errori: l’aggressione russa non cancella le guerre sbagliate che l’occidente ha imposto al mondo, ad esempio in medio oriente o nord Africa. C’è poi da pensare all’alternativa: non si può né immaginare un ritorno all’indietro né continuare con il sistema attuale. Troppa disuguaglianza (che produce rancore e rabbia) e troppa arroganza contro le altrui identità ci hanno condotti nell’attuale situazione di stallo.

Per il futuro

Seppure la guerra in Ucraina è un fallimento per la Russia, la resistenza e il successo militare ucraini non risolvono tutti i problemi. Servono con una certa urgenza altre due cose: un nuovo modello economico non predatorio come l’attuale cioè che non aumenti le diseguaglianze; un parallelo sistema di sicurezza internazionale che non escluda ma coinvolga.

Sono temi molti difficili. Nel primo caso di tratta di superare l’iperliberismo con una nuova forma mista che assicuri a tutti beni di prima necessità e basi socio-sanitarie egualitarie di partenza, incluse quelle educative. Non esiste meritocrazia che possa funzionare senza tale livello basico egualitario.

Nel secondo caso occorre mettere mano a un accordo di regole internazionali condivise: non è più accettabile che si inneschino guerre e crisi, sia interne che esterne, da parte di nessuno. L’Onu potrà funzionare efficacemente solo a tali condizioni. Sono entrambi processi complessi, da affrontare in modo incrementale. Per ora nessuno ha la bacchetta magica: si potrà fare solo insieme.

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