- La sconfitta di Macron segnala innanzitutto un fenomeno di fondo generalizzato, l’astensionismo. Contiene una sfiducia nei confronti delle forze politiche ma anche nella capacità di ripresa della democrazia.
- Cadrà la farneticante posizione velleitaria di una bega da strapaese fra Di Maio e Conte, dove il primo ha dimostrato di essere uno svelto e scaltro ragazzo napoletano, capace di riaggiustare la condizione in cui si era infilato.
- Draghi dovrebbe, con un colpo d’ala, elevare il dibattito e chiedere al Parlamento di pronunciarsi sul tema eluso sinora: noi siamo parte essenziale dell’Europa, trascinata in guerra dall’aggressione della Russia all’Ucraina.
La sconfitta di Macron segnala innanzitutto un fenomeno di fondo generalizzato, l’astensionismo. Contiene una sfiducia nei confronti delle forze politiche ma anche nella capacità di ripresa della democrazia operante, capace di far crescere le comunità. C’è un altro elemento: l’incapacità delle classi dirigenti europee di trovare una soluzione chiara su come si sta in guerra e come si dovrà uscire verso il dopoguerra. Le classi dirigenti europee sono ambigue: da una parte accettano la condizio



