Sul fisco si gioca la vera partita politica nel nostro paese, si giocano i destini dell’Italia. Si decide se andremo verso l’inefficienza, la corruzione, il depauperamento del welfare e dell’amministrazione: che è poi il cammino dei paesi sottosviluppati, la via del declino.

Oppure verso gli standard dei paesi più progrediti, quelli del Nord Europa: l’equità per i cittadini, la dotazione di servizi e beni pubblici (dalla sanità alla scuola, a un’amministrazione che funzioni) che sono a un tempo garanzia di diritti, opportunità di crescita e anche un’assicurazione nelle turbolenze internazionali.

Giorgia Meloni, nel rassicurare le piccole e micro imprese sul fatto che lei non persegue l’evasione «presunta», ha ribadito nel modo più inequivocabile da che parte si colloca. Non è la prima volta, e non è un caso: è elettoralmente molto conveniente. Ma conduce il paese alla rovina.

I dati

Le statistiche ufficiali ci dicono, ripetutamente da anni, che i lavoratori autonomi evadono circa il 70 per cento dei loro redditi: un’evasione di massa, che riguarda milioni di contribuenti e che non ha eguali in nessun altro paese avanzato. Secondo gli ultimi dati disponibili, riferiti al 2020, l’evasione ammonta nel complesso a 90 miliardi di euro l’anno: di questi 28,3 provengono dall’Irpef del lavoro autonomo, cui si aggiungono 25,2 miliardi dall’Iva, 9,1 miliardi dell’Ires e 4,5 miliardi dell’Irap, per un totale di 73,1 miliardi.

Ripetiamo: ogni anno. È questa, secondo le statistiche ufficiali (Ministero dell’Economia e delle Finanze) l’evasione «presunta».

Una situazione ancora più grave perché oggi, grazie alle nuove tecnologie, gli strumenti per sradicare l’evasione ci sarebbero tutti. Quel che manca è la volontà politica.

Anzi: annunci come quello di ieri segnalano un occhio di riguardo per l’evasione, con il risultato di farla crescere ancora di più. Lo stesso vale le misure concrete di questo governo. L’anno scorso Meloni ha ampliato il sistema forfettario, portando la soglia da 65mila a 85mila euro di ricavi: sotto tale cifra, tutti gli autonomi pagano una sola imposta, di appena il 15 per cento. È un trattamento profondamente ingiusto, ingiustificato e che peraltro incentiva l’evasione, per mantenersi sotto la soglia.

Queste politiche spiegano da sole molto del consenso di cui gode la destra nel nostro paese, dato che gli evasori sono milioni.

Le conseguenze

Ma chi ne paga le conseguenze? I cittadini di domani: per la crescita del debito pubblico e il nostro impoverimento progressivo, dato che nessuna economia avanzata può reggersi su una tale evasione di massa e infatti l’Italia è tornata a essere il grande malato d’Europa.

Ma anche i cittadini di oggi: i lavoratori dipendenti regolari, pubblici e privati, che non possono evadere e su cui grava oggi gran parte del prelievo fiscale, i giovani. Ma ne pagano le conseguenze anche tutti gli altri cittadini, evasori compresi: la sanità e l’istruzione sotto-finanziate, la pubblica amministrazione depauperata di competenze e di risorse, la povertà di infrastrutture, la mancata cura del territorio che amplifica le conseguenze della crisi climatica, i magri salari di molti dei nostri dipendenti pubblici, dai medici agli insegnanti, sono solo alcune delle conseguenze.

Alla fine è un gioco a perdere per gli italiani: si traduce in meno risorse, tasse troppo alte per chi è onesto, bassa crescita e palesi ingiustizie. Ora forse è più chiaro. Sul fisco si gioca l’alternativa fra una politica demagogica e una lungimirante. Fra opportunismo e coraggio. Due idee dell’Italia, appunto.

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