La prima esecuzione in una camera a gas negli Stati Uniti risale a un secolo fa, quando l’8 febbraio 1924, nello stato del Nevada, venne messo a morte il cittadino cinese Gee Jon, autore di un omicidio durante uno scontro tra bande rivali. La Corte suprema del Nevada, nel dare via libera all’esecuzione, parlò entusiasticamente del «modo più umano noto alla scienza moderna per infliggere la pena capitale: uccidere un prigioniero senza preavviso e mentre sta dormendo nella sua cella».

Cento anni dopo, un’affermazione del genere potrebbe farla la Corte suprema dell’Alabama, le cui autorità sono pronte a uccidere un condannato a morte sottoponendolo all’ipossia indotta dall’azoto, ovvero all’inalazione di questo gas fino alla totale scomparsa dell’ossigeno, con compromissione letale degli organi vitali.

Chi ha avuto gravi complicazioni da Covid-19 o chi ha avuto intorno a sé persone che ne sono morte sa bene di cosa si tratta: desaturazione di ossigeno. Come se ci fosse una forte depressurizzazione a bordo di un aereo e non scendessero le maschere per continuare a respirare.

L’Associazione dei veterinari medici americani la vieta per abbattere i mammiferi. Ma per lo stato dell’Alabama, che ha approvato la morte per ipossia da azoto nel 2018, non c’è problema. Il problema era, caso mai, come superare la progressiva indisponibilità dei medicinali per l’iniezione letale dopo che anni prima le principali aziende farmaceutiche avevano cessato di inviarli agli stati degli Usa che mantenevano la pena di morte.

La cavia, dato che il protocollo di esecuzione non è stato mai sperimentato, potrebbe essere Kenneth Smith, 58 anni, che lo scorso novembre stava per essere ucciso con l’iniezione letale.

Come accaduto tante altre volte, per ore gli addetti si accanirono contro un uomo legato a un letto, moderno Crocifisso, senza riuscire a trovare una vena in cui inserire l’ago: il tempo scadde, la procedura fu sospesa. Sempre nel 2022, sempre in Alabama e sempre per lo stesso motivo, venne sospesa l’esecuzione di Alan Miller. Sempre nel 2022 e sempre in Alabama, quella di Joe Nathan Jones venne portata a termine dopo tre ore di torture e agonia.

Ma torniamo al protocollo. Il condannato sarà condotto nella camera dell’esecuzione e piazzato su una barella, con un pulsiossimetro, un collare cervicale e una maschera per inalazioni. Se richiesto, entrerà un assistente spirituale per un’ultima preghiera. Si verificherà che non ci sia stato uno stop dell’ultimo minuto a seguito di qualche ricorso. Il condannato potrà avere due minuti di tempo per un’ultima dichiarazione. Sarà fatto un ultimo controllo sul pulsiossimetro e sulla maschera. Verrà somministrato azoto per 15 minuti o per i primi cinque minuti dopo che il pulsiossimetro confermerà l’assenza di ossigeno. A esecuzione avvenuta, la tenda della sala dei testimoni verrà chiusa.

Il protocollo non chiarisce se il prigioniero verrà precedentemente sedato o anestetizzato né prende in considerazione l’ipotesi che qualcosa vada storto, compresa la possibilità che gli addetti all’esecuzione aspirino quantità eccessive di azoto, che è un gas inodore e incolore.

Le proteste

Le organizzazioni per i diritti umani da tempo protestano contro questa barbarie. Ma non sono le uniche. Joel Zivot, professore di Anestesiologia alla Emory University, è lapidario: «Non è mai stata fatta alcuna ricerca sulle esecuzioni con l’azoto, ovviamente sarebbe del tutto privo di etica se la medicina sostenesse questo metodo. Ma vogliono far credere che dietro ci sia la scienza medica».

Se l’esecuzione di Kenneth Smith verrà approvata, a poter imitare l’Alabama saranno altri due stati che già hanno approvato il metodo dell’ipossia da azoto: Oklahoma e Mississippi. Il procuratore generale dell’Oklahoma ha detto “Stiamo a vedere che succede lì”.

È un anno nero per la pena di morte negli Usa: la tendenza verso la progressiva diminuzione delle esecuzioni, registrata negli anni scorsi, si sta invertendo. Alla fine del 2023, potrebbero essere 25: erano state 18 lo scorso anno e 11 nel 2021. Non si tornerà più ai livelli dell’inizio di questo secolo (nel 2000, le condanne a morte eseguite furono 85). Ma siamo in un periodo elettorale e negli Usa c’è ancora chi cerca di conquistare consenso con l’omicidio di stato.

A volte, anche ricorrendo a esperimenti su esseri umani.

 

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