Dove i diritti sono sotto attacco, in Europa e alle sue porte, le donne sono in prima linea nel difenderli. Soffia un vento forte di libertà dall’est e questo vento è dovuto al coraggio delle ragazze, delle madri, delle lavoratrici che, in Polonia e in Bielorussia, stanno scendendo in piazza a difesa di ideali che sono anche i nostri. Per questo l’8 marzo in Italia e in gran parte dei paesi europei, le donne si sono date appuntamento davanti alla sede dell’ambasciata di Polonia. Una manifestazione di solidarietà e sostegno alle tante che, nello stesso giorno, sfileranno a Varsavia, come stanno facendo da mesi, a difesa del diritto all’aborto, alla salute e all’autodeterminazione.

Promossa dall’European parliamentary Forum for sexual and reproductive rights (Epf) – la rete di parlamentari di tutta Europa impegnati/e nella tutela dei diritti sessuali e riproduttivi delle donne di cui faccio parte insieme alla collega Lia Quartapelle – questa azione di protesta ci vedrà a Roma, davanti alla sede diplomatica polacca, insieme alle associazioni femminili e ai sindacati. Porteremo i simboli dello Strajk Kobiet, il movimento delle donne della Polonia che combattono contro la nuova legge voluta dal governo. Una legge liberticida che vieta l’interruzione volontaria di gravidanza, salvo in caso di incesto, stupro o pericolo per la vita della madre. Quindi una norma che costringe a portare avanti forzatamente gravidanze anche in presenza di feti con anomalie congenite e malformazioni gravissime, per questo esposti a una quasi certa mortalità post partum.

Di fronte a tutto questo, anche le donne europee vogliono dire no. Quale sia la posta in gioco, e non solo a Varsavia, lo spiega bene, infatti, il Manifesto promosso dalle deputate polacche Katarzyna Kotula, Wanda Nowicka e Joanna Scheuring-Wielgus, sottoscritto in Italia da me e dalle colleghe Lia Quartapelle, Maria Edera Spadoni, Chiara Gribaudo, Simona Suriano, Valeria Fedeli, Laura Garavini, Valeria Valente. «In occasione dell’8 marzo, vogliamo ribadire che esigiamo in Polonia, come in ogni altro paese, il pieno riconoscimento dei diritti delle donne e della loro libertà: il diritto all’interruzione sicura della gravidanza, all’educazione alla sessualità, alla dignità e al rispetto. Oggi è in Polonia che i diritti delle donne sono più sotto attacco. Se non ci mobilitiamo, se non ci ribelliamo, domani potrebbe toccare anche ad altri paesi. E questo non possiamo permetterlo».

Come non vedere in questo passaggio del Manifesto un monito anche all’Italia, dove la legge 194 troppo spesso non viene applicata per l’obiezione di coscienza dei sanitari e dove nelle regioni governate da una destra illiberale il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza, in particolare farmacologica, è rimesso in discussione? Questo 8 marzo, dunque, lo dedichiamo alla lotta delle polacche, che è anche la nostra lotta, ma un pensiero di sostegno non possiamo non rivolgerlo anche all’opposizione democratica della Bielorussia, che ha nelle donne un motore prezioso. Questo movimento pacifico contro il regime di Lukashenka, premiato anche dall’Unione europea col prestigioso premio Sacharov, ha il volto di Svetlana Tikhanovskaya, Maria Kolesnikova, Veronika Tsepkalo. Tre leader che hanno guidato la protesta e la sfida all’”ultimo dittatore d’Europa”. Non le hanno fermate esilio, arresti e minacce. Non possiamo lasciarle sole. Non dobbiamo. Come europee e come europei che, con loro, condividono gli ideali di democrazia e libertà. Che questo 8 marzo sia anche un omaggio al coraggio delle bielorusse. E a quello delle tante donne che ovunque difendono i propri diritti e che, alzando la voce, reclamano spazio politico e pubblico, leadership e potere. Perché non si può più aspettare.

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