Il coro degli indignados che si levava acutissimo in difesa della libertà minacciata dai Dcpm di Giuseppe Conte, quintessenza delle sue pulsioni autoritarie e anti-democratiche, è rimasto afono di fronte a quello firmato ieri l’altro da Mario Draghi.  Forse perché si poteva soprassedere al metodo in quanto il merito era del tutto diverso. Francamente, neppure nel merito si vede un cambio di passo. Anzi, si va di male in peggio.

La scuola viene ulteriormente svilita obbligando ancora milioni di studenti a quel surrogato insapore che è la didattica a distanza. Nemmeno l’autorevolezza del nuovo ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, di una caratura ben diversa rispetto al suo predecessore, è servita a impedire un’ennesima chiusura.

Con lo specchio per allodole della didattica a distanza, ulteriore fattore di discriminazione a favore degli studenti delle famiglie più agiate che dispongono di abitazioni funzionali allo scopo - spazi riservati, connessioni veloci, tablet o computer adeguati -  si lasciano a casa sei milioni di studenti.

In nessun paese europeo sono stati adottati così a lungo simili provvedimenti restrittivi. Stiamo bruciando due anni di “vita” scolastica.  Un disastro formativo che ci trascineremo nel tempo:  bel viatico per la Next Generation Eu, proprio oggi che l’Unicef parla di una «catastrofica emergenza educativa».  E invece bar ed enoteche possono ora vendere alcolici fino alle 22, ben oltre le 18 che già era un’ ora troppo tarda.

In compenso adesso viene detto e ripetuto con grande enfasi che verrà cambiato il piano vaccinale. Per ora non si vedono novità clamorose, nonostante la discesa in campo dell’esercito. Che le poche dosi che riceviamo vengano smistate su camion militari o meno non cambia granché; e per vaccinare non abbiamo certo bisogno dei 470 medici militari.

Vedremo allora cosa si farà di diverso rispetto alla mobilitazione, già decisa con il protocollo di intesa del ministro della Salute, firmato il 21 gennaio, ma ancora bloccata in alcune regioni, del vero esercito dei vaccinatori, i 35.000 medici di base.  

Ad ogni modo, a meno di confidare nelle doti taumaturgiche di un Mario Draghi in grado di trasformare l’acqua in vaccini, anche in Italia, come altrove in Europa, bisognerà attendere che arrivino.

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