- Le carte dell’inchiesta della procura di Trapani aggiungono però tasselli importanti al già desolante mosaico di fallimenti della strategia italiana in Libia.
- Visto che la realtà non andava dove serviva, Minniti e Salvini hanno cercato di darle una spintarella. Talvolta con leggi, altre con l’intelligence, oppure con strane manovre come quelle intorno alle navi di Jugend Rettet e Save the Children.
- Nel frattempo, apprendiamo ora, nel 2017 la procura di Trapani intercetta i giornalisti che scrivono di Libia e migranti. Loro, almeno, possono protestare. Le vere vittime di questa vicenda, invece, sono silenziose sul fondo del Mediterraneo.
Per un po’ la strategia dei governi italiani nei confronti della Libia e delle organizzazioni non governative è sembrata soltanto realpolitik, una sequenza di scelte spiacevoli, il genere che talvolta gli uomini di potere sono costretti a prendere in nome della logica del male minore. Il modo in cui l’allora ministro dell’Interno Marco Minniti – governo Gentiloni, centrosinistra – presentava l’approccio era questo: l’interesse nazionale dell’Italia richiede una Libia stabile, obiettivo raggiung



