La settimana ci ha consegnato due notizie di peso nell’annoso dibattito sulla risposta all’emergenza sanitaria e sul modo di finzanziarla. La prima è che la Commissione ha fatto la prima emissione di titoli per finanziare il meccanismo Sure (Support to mitigate Unemployment Risks in an Emergency). Si tratta di prestiti per un ammontare massimo di 100 miliardi che l’Europa concede ai paesi membri per finanziare improvvisi aumenti della spesa pubblica volti a preservare l’occupazione (come la nostra cassa integrazione).

Come per il fondo Mes, la logica del Sure è che la Commissione si finanzia a tassi estremamente bassi approfittando del suo status privilegiato, per poi trasferire i fondi ai paesi membri a tassi più convenienti di quelli che potrebbero ottenere finanziandosi sui mercati. Il vantaggio principale del ricorso a questi strumenti è dunque rappresentato dal risparmio in interessi. L’emissione è stata un successo. A fronte di titoli emessi per 17 miliardi, la domanda degli investitori è stata di 223 miliardi (13 volte superiore) e il tasso dei titoli a 10 anni del -0,26 per cento.

Il successo dell’operazione non è una sorpresa. La pandemia ha creato una massa enorme di risparmio, in parte forzoso (molte attività e settori continuano a funzionare ben al di sotto dei livelli normali) e in parte di precauzione: l’ampiezza della crisi è tale che imprese e consumatori sono riluttanti a spendere e aspettano che almeno parte dell’incertezza venga meno. Questi risparmi sono in cerca di una collocazione sicura, e sono anche disposti a pagare un prezzo (questo è il tasso negativo) per ottenerla.

La seconda ragione è che il tasso di interesse, sia pure negativo, rimane sostanzialmente più elevato di quello offerto dai bund tedeschi (-0,62 per cento). Il successo della prima emissione Sure è anche un ottimo viatico per le emissioni che nei prossimi mesi dovranno andare a finanziare il Fondo per la Ripresa.

Modello spagnolo

La seconda notizia della settimana è che il goveno spagnolo ha ribadito la propria intenzione di non ricorrere al MES e soprattutto ha annunciato che tra il 2021 e il 2023 non domanderà la quota di prestiti del Recovery Fund, ma solo la quota di trasferimenti. L’argomento del primo ministro Sanchez, non dissimile da quello del nostro ministro dell’Economia italiano Roberto Gualtieri, è che una valutazione complessiva delle condizioni di finanziamento per il governo spagnolo (tassi di mercato, risultati delle emissioni, ecc.) non rende per il momento utile né conveniente il ricorso ai prestiti, che pur garantendo un (limitato) risparmio di interessi sono comunque più vincolanti del finanziamento sui mercati.

Coerentemente con questo approccio, il governo spagnolo si è riservato di attivare il Mes o i prestiti del Recovery Fund in un secondo momento, attirandosi le ire dell’opposizione del partito popolare che lo ha accusato di scaricare l’onere politico di aumentare il debito sui futuri governi.

Ma perché invece il governo spagnolo, e con lui altri 16 paesi tra cui il nostro, ha fatto ricorso al meccanismo Sure mentre snobbava il Mes? Perché per il primo hanno ritenuto di dover approfittare del sia pur limitato risparmio di interessi e per il secondo no? A mio parere ci sono due ragioni legate, ancora e sempre, alle condizionalità. In primo luogo, la diversa natura dei due strumenti.

La differenza tra Sure e Mes

Mentre il Sure è incastonato nelle norme che regolano la solidarietà europea a fronte di eventi straordinari (come ad esempio un terremoto), il Mes è un meccanismo il cui scopo principale è salvaguardare la stabilità finanziaria della zona euro e quindi ha maggior potere di ingerenza ex post negli affari degli Stati membri.

Anche per le condizioni di utilizzo il Sure sembra essere meno problematico: è chiaro fin dall’inizio su quali poste si potranno spendere i fondi (cassa integrazione, formazione, etc), mentre per il Mes il generico requisito di utilizzare i fondi per spese legate direttamente o indirettamente alla sanità fa probabilmente temere lunghe controversie con la Commissione su quali spese siano finanziabili.

«The proof of the pudding is in the eating», dice un noto proverbio inglese: la prova del budino è nel mangiarlo. Al di là delle polemiche su cui ci dilaniamo da mesi, sembra ormai chiaro che in Europa nessuno voglia mangiare il budino del Mes e sappiamo che il consumatore ha sempre ragione.

Nel 1991, dopo soli quattro anni di commercializzazione, la Fiat ritirò dal mercato la Duna, una macchina esteticamente discutibile e poco affidabile, Anche per l’Europa è giunto il momento di liberarsi di un prodotto difettoso e riflettere su come potenziare quello che incontra i favori dei consumatori, il Sure.

Un Sure sanitario

Il Sure sanitario potrebbe essere messo su abbastanza rapidamente, sulla falsariga del regolamento che ha istituito lo strumento esistente. Il successo dell’emissione di questa settimana lascia pochi dubbi sul fatto che esso riuscirebbe facilmente a reperire i fondi necessari a finanziare le spese sanitarie dei paesi membri che, credo nessuno lo metta in dubbio, possono essere assimilate a quelle per far fronte ad una calamità naturale come un terremoto o un’inondazione.

Certo non sarebbe disponibile da domani. Ma questo non può essere il solo criterio di valutazione. Si tratterebbe di poche settimane di attesa: al momento, la situazione dei mercati finanziari e l’ombrello della Bce rendono meno dirimente la rapidità di erogazione dei fondi. Il prodotto Mes era stato preferito in primavera perché già sugli scaffali. Ma lì è rimasto, non incontrando i favori dei potenziali “acquirenti”, che invece si sono precipitati sul Sure. I soldi per la sanità, come quelli per il supporto dei mercati del lavoro, servono; ma non servono subito e non servono a qualunque prezzo.

Le regole di buona gestione di un’impresa impongono di non perseverare nelle strategie o nei prodotti sbagliati. anche la mitica Coca cola provò a cambiare la propria ricetta nel 1985, per tornare precipitosamente sui suoi passi 79 giorni dopo. Forse è ora che i dirigenti europei traggano le consequenze del flop del Mes sanitario e smettano di provare a venderlo a tutti i costi.

Francesco Saraceno è su Twitter: @fsaraceno 

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