- Contiamo fino a cento prima di premere invio e proviamo così a sottrarci all’agenda social che impone di parlare di quella sola e unica cosa, ogni volta, come il cane di Pavlov.
- Leggiamo più romanzi e saggi, su qualunque formato e supporto – se viene comodo non c’è nulla di blasfemo nel leggere Tolstoj o Joan Didion scrollando.
- Chiediamo a gran voce a chi ci governa, per rispetto dei morti e tutela dei più deboli, assoluta intransigenza con i no-vax, mentre a noi stessi la pazienza di comprendere quanto intricata e paradossale possa essere la mente umana.
Nelle preghiere d’ogni epoca e latitudine si è soliti rivolgersi a una qualche entità superiore per ottenerne la benevolenza, il sostegno: oggi, nel nostro tempo che eleva l’individuo a centro narrativo e iconografico del tutto, non resta che fare appello all’arbitrio personale per promuovere tempi migliori. Dunque, procedendo un po’ a caso tra i tanti temi che reclamano attenzione, vorrei chiedere nel 2021 a tutti noi di recuperare innanzitutto un dispositivo di pensiero caro ai filosofi antich


