Di Eni e transizione ecologica non si può parlare: la sudditanza del governo Meloni alla multinazionale dell’energia controllata dal ministero del Tesoro è emersa alla camera in modo privo di ambiguità.

Il deputato dei Verdi Angelo Bonelli ha chiesto due cose semplici: perché la compagnia assicurativa del Tesoro Sace, nonostante le promesse di svolta verde, continua a sostenere anche progetti legati alle energie fossili? E non c’è un problema di conflitto di interessi se il presidente di Sace, Filippo Giansante, è anche un consigliere di amministrazione di Eni,  azienda cui Sace «dà garanzie assicurative e quindi economiche estremamente importanti»?

Per il governo a rispondere c’è Lucia Albano, deputata di Fratelli d’Italia che è anche sottosegretaria al ministero dell’Economia, dunque rappresenta sia il governo sia direttamente l’azionista di controllo di Eni. 

Ma Albano non ha niente da dire in materia, eppure le domande di Bonelli non sono certo arrivate a sorpresa, visto che il deputato ha presentato la sua interpellanza urgente il 27 marzo, dopo aver letto un articolo di Domani che dava conto delle strategie di Sace e del doppio ruolo di Giansante

La sottosegretaria Albano non nomina mai Giansante, ripete la comunicazione aziendale di Sace in materia di sostenibilità e conclude con il riferimento a un «cronoprogramma ispirato ad un graduale approccio di dismissione delle diverse fonti fossili, in linea con le indicazioni dell'Unione europea riguardo al ruolo che il gas naturale può assumere nel processo di transizione e con i relativi criteri di vaglio tecnico, nell'ambito del sistema di classificazione Ue degli investimenti considerati sostenibili».

Il problema Sace

In aula Bonelli ha ricordato quanto da mesi denuncia, anche con interventi su Domani, l’Ong specializzata in inchieste sulle multinazionali del fossile ReCommon: Sace e il governo «si rimangiano di fatto gli impegni presi alla Cop26, continuando a finanziare progetti di carbone, petrolio e gas all’estero almeno fino al 2028. I progetti in fase di valutazione, se realizzati produrrebbero 3,5 volte le emissioni di CO2 annuali dell’Italia, per un totale di 1,2 miliardi di tonnellate di anidride carbonica».

Inoltre, ricorda Bonelli, «tra il 2016 e il 2021, Sace ha emesso garanzie per i settori del petrolio e del gas pari a 13,7 miliardi di euro».

Tra questi progetti ci sono anche quelli di Eni, come il giacimento di gas Coral South, un investimento da 4,7 miliardi di dollari annunciato nel 2017 grazie anche al supporto finanziario di Sace.

Da mesi ReCommon è impegnata in una campagna, che è diventata anche giudiziaria davanti a Tar e Consiglio di Stato, per ottenere la documentazione di Sace sulla valutazione finanziaria e ambientale di progetti come Coral South di Eni.

Con quali criteri decide di appoggiare questi progetti chiaramente nel settore fossile? Soltanto sulla base delle informazioni fornite da Eni? Non si sa e Sace non vuole dirlo.

«Sace dà le garanzie economiche, Eni le riceve e fa tutto il dott. Filippo Giansante. Questo dimostra che sul tema della politica energetica c'è un problema molto serio nel nostro Paese: la sede del governo non sembra più essere a Palazzo Chigi ma a piazza Enrico Mattei, 1, la sede di Eni», ha detto Bonelli dei Verdi.

Va però ricordato che Giansante, un dirigente del ministero dell’Economia, è diventato membro del Consiglio di amministrazione di Eni nel 2020 e presidente di Sace nel maggio del 2022 (prima era comunque in consiglio). In Eni siede anche nel comitato sostenibilità.

Bonelli si è lamentato con il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli, che guidava la seduta, perché non è la norma che il governo eviti le domande dei parlamentari, specie visto che sono presentate in anticipo e per iscritto (e in questo caso riguardano un dato pubblico, quale la presenza di Giansante sia in Eni che in Sace, sicuramente legittima da un punto di vista legale, al di là delle questioni di opportunità poste da Bonelli)

In questa stagione di nomine, le aziende partecipate sono argomento delicato. I partiti di maggioranza stanno litigando da giorni su come spartirsi le poltrone.

L’unico amministratore delegato in scadenza che è sicuro della riconferma è proprio Claudio Descalzi, scelto dal governo Renzi nel 2014 e poi confermato dagli esecutivi Gentiloni e Conte.

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