- Questa elezione presidenziale sarà ricordata per i paradossi che l’hanno segnata e che girano, tutti, intorno al nome di Mario Draghi.
- L’ipotetico candidato Draghi diventa divisivo e destabilizzante, lui che era stato chiamato al governo per unire e stabilizzare. Infatti, se la coalizione di governo dovesse decidere di non portarlo al Colle, il suo ruolo ne uscirebbe scalfito come presidente del consiglio.
- Se venisse portato al Quirinale, sarebbe il suo governo a subire instabilità. Questo paradosso lo hanno creato i politici, insistendo sull’”unico” candidato. Nella politica democratica, la logica della necessità è foriera di instabilità.
Questa elezione presidenziale sarà ricordata per i paradossi che l’hanno segnata e che girano, tutti, intorno al nome di Mario Draghi. Il primo e più intrigante è il paradosso della paralisi, che richiede un’introduzione. Draghi mette il sistema politico davanti a questo dilemma: se mantenere il più celebre tecnocrate che abbiamo come presidentre del Consiglio oppure elevarlo a capo dello stato, in entrambi i casi innescando una situazione potenzialmente paralizzante e certamente insoddisfacent



