LE TESI DI ANDREA GAVOSTO E IL MITO DEI “POCHI MA BEN PAGATI”

Pagare di più solo alcuni insegnanti mina la base della scuola italiana

Foto Yunus Boiocchi/LaPresse
Foto Yunus Boiocchi/LaPresse
  • L’idea di contrastare la piaga degli stipendi bassissimi – una perdita di potere d’acquisto di di 300 e passa euro al mese negli ultimi dieci anni, al netto dell’inflazione – cominciando a pagarne di più alcuni e aumentando i carichi di lavoro, è un ritornello che torna spesso in voga nelle dichiarazioni degli ultimi anni.
  • Ma le politiche scolastiche, comprese quelle che riguardano gli stipendi degli insegnanti o i loro compiti, sono il cardine con cui ci pensiamo insieme.
  • Una maggiore perequazione dei salari, a partire dall’indegna distinzione tra chi è di ruolo e chi ha assegnazioni annuali per esempio, o una formazione di qualità obbligatoria ma gratuita anche per i docenti contengono in sé quei principi costituzionali che prevedono una pedagogia dell’uguaglianza come orizzonte della relazione educativa.

La letteratura sulla scuola – quella diventata ormai classica, dal Maestro di Vigevano di Lucio Mastronardi ai romanzi di Domenico Starnone – mette in scena sempre professori in crisi e riflessivi: stanchi di classi affollate e turbolente, provati da esistenze faticose per gli stipendi inadeguati, umiliati per uno status sociale sempre meno dignitoso, finiscono per arrendersi alla routine di inizi e fini d’anno sviluppando un’indole a metà tra il burn-out e un sarcastico disincanto, consapevoli

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