Ed elezioni siano! Ora però è il tempo di proporre un’idea di paese e di futuro. Un’idea che deve tenere al centro la crisi sociale ed economica ma che deve avere lo sguardo al futuro e non solo all’emergenza. Una visione del paese che vogliamo essere, e che sappia tenere insieme la sfida climatica, la crisi economica e l’emergenza sociale.

Mai come ora è chiaro che l’insostenibilità del nostro modello di sviluppo sia giunta al suo livello massimo e che le soluzioni da mettere in campo debbano avere una radicalità ambiziosa in cui i costi del cambiamento non ricadano sulle fasce più deboli della popolazione, ma invece puntino contemporaneamente a dare risposte concrete contro il caro energia e verso l’indipendenza energetica fatta di fonti rinnovabili ed efficienza energetica. Una radicalità sconosciuta negli ultimi due anni, necessariamente direi, visto il carattere di unità nazionale del governo Draghi.

La svolta ecologica

Ora però non ci sono più scuse e l’urgenza della svolta ecologica deve essere assunta come prioritaria. I mutamenti climatici sono già qui: lo abbiamo imparato tragicamente sulla Marmolada, lo viviamo in questi giorni di caldo anomalo e di siccità diffusa. Non bastano le parole, è ora di passare all’azione e di dare risposte ai diritti delle future generazioni. La conversione ecologica – come direbbe Langer – non può essere vissuta come una scelta obtorto collo ma va riconosciuta come la più straordinaria occasione che abbiamo per uscire dalle crisi attuali.

Lavoro e imprese

Abbiamo imprese e competenze straordinarie sul fronte della green economy. Non possiamo più solo limitarci a difendere il lavoro del ‘900 legato alle fonti fossili, dÈobbiamo avere le competenze e la lungimiranza per difendere il lavoro di oggi e di domani; quello legato all’innovazione ambientale che è per sua natura contemporaneamente tecnologica e sociale. Non possiamo più pensare che il benessere delle persone sia legato sostanzialmente al consumo dei prodotti ma dobbiamo garantire loro servizi e nuovi diritti.

Non è più tollerabile sprecare materie che invece sono riciclabili, in un paese povero di risorse come il nostro. L’economia circolare, l’agroecologia, le fonti rinnovabili non possono più subire leggi pastrocchio e il boicottaggio dei soliti dinosauri confindustriali.

Oggi l’agenda Draghi non può essere quella di cui il Paese ha bisogno. È vero, Mario Draghi è stato per il Piano nazionale di ripresa e resilienza un condottiero. Per la sicurezza dei mercati uno scudo. Per la tenuta dell’Europa un punto di riferimento. Lungo quel percorso è però necessario guardare oltre.

Ho votato la fiducia al suo governo, convinta dello spirito di unità che lo teneva insieme, per il bene dell’Italia. Ora serve qualcosa di più. Uno scatto in avanti della politica che non sia però soltanto volontà di distinguersi ma una vera e consapevole scelta. Un’ispirazione arriva dai giovani, dalle piazze che lottano per il clima, tornate alla ribalta grazie alla forza aggregatrice di una ragazza svedese che aveva cominciato a scioperare davanti al Parlamento.

L’agenda Greta

Greta Thunberg forse non avrà un’agenda, almeno consapevolmente, però ci sbatte in faccia il problema. A noi sta offrire le soluzioni attraverso politiche economiche e sociali adeguate che non siano somma di mediazioni ma perseguano con coraggio e determinazione gli obiettivi degli strumenti europei che in questi anni ci siamo dati: dal Green Deal al Fit for 55. Senza infingimenti, senza frenate, senza paura. Insomma, per scrivere l’agenda, citofonare ai giovani!

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