Uno degli intellettuali socialisti tedeschi più rispettati, Karl Kautsky, nel 1920 ha anticipato quella che sarebbe stato l’iter della conquista bolscevica del potere in Russia e nel mondo Il saggio recava il seguente titolo: Terrorismo e comunismo. Negli ultimi vent’anni al Cremlino è un lettura non furtiva.

La fine della Russia sovietica ha lasciato il posto agli stessi dilemmi, paure, traumi della storia russa. Dopo gli zar, Lenin, Stalin, Gorbaciov ed Eltsin sono stati ripresi da un premier spietato e  crudele sino alla barbarie, Vladimir Putin.

Non mi pare il caso di sottovalutarlo facendo la guerra ai giornalisti come Marc Innaro (della Rai) che ne riportano le dichiarazioni (che altro deve fare un giornalista?). 

Putin ha avuto sempre l’abitudine di parlare chiaro e di non temere di ricorrere a nessun mezzo letale per sterminare avversari e dissenzienti. Sotto i suoi colpi di maglio sono caduti un centinaio di migliaia di ceceni, decine di giornalisti e di uomini politici che sono stati avvelenati dal polonio distribuito dai suoi mercenari.

Con l’invasione dell’Ucraina si compie uno sterminio e un bagno di sangue annunciati. Non ha senso negarlo o ignoralo.

Il sogno di Putin

Putin non ha rinunciato al sogno di una grande Russia, una Russia imperiale, riverita e temuta nel mondo.Gli zar da Pietro il Grande in poi hanno cercato di realizzare questo obiettivo con l’ossessione di trovare un’apertura sul mare, dell’industrializzazione e dell’occidentalizzazione del paese.

Quando Lenin, Stalin e compagni sono arrivati al potere, il comunismo è stato percepito come un pericolo di contagio (solo nel 1924 l'Armata rossa venne bloccata alle porte di Varsavia). Fin dal 1917 i grandi paesi occidentali,con spedizioni armate, hanno cercato di contenerlo.

Il che è avvenuto costringendo a chiudere il sogno di dominare il mondo dentro le frontiere del “socialismo in un solo paese”. Dopo la seconda guerra mondiale, il patto di Varsavia ha consentito all’Urss di circondarsi di un esteso bottino di guerra (e no) costituitao dai paesi aderenti (Cecoslovacchia, Polonia, Romania, Ungheria, Bulgaria e Germania orientale).

Nel 1989 col naufragio dell’Urss, non solo queste fortezze sono state perdute, ma sono addirittura entrate a fare parte dell’Unione europea e della Nato.

Col venir meno di questa estesa cintura di sicurezza c’è stato un indebolimento del sistema di garanzie per prevenire i pericoli (più inventati che reali) provenienti dall’occidente che Mosca aveva eretto per non sentirsi una vittima a rischio, prossima futura.  

Con la cooptazione (volontaria, non imposta) dell’Europa orientale nella Nato e nell’Ue c’è stato un vero e proprio salto della quaglia, da uno schieramento all’altro.

È stato certamente un errore non valutare le conseguenze che ha avuto questo spostamento di forze e di equilibri sulla sindrome (secolare, non dimentichiamolo) di Mosca, quella di di essere isolata e sotto schiaffo.

Ovviamente, è giusto replicare che mai lo schieramento occidentale ha tentato di aggredire la Russia e i pochi alleati a lei rimasti fedeli. Ciò malgrado, Putin ha voluto fare un passo avanti, passando per ferro e per fuoco, l'Ucraina.

Ma se si sbaglia l’analisi si sbaglia politica. È quanto sta avvenendo con i bagni di sangue e gli infami massacri di bambini, vecchi, disabili, famiglie sparse per campagne e autostrade.

L’obiettivo di Mosca

L’obiettivo di Putin non è vendicarsi e punire il popolo ucraino. La lettura dei suoi scritti e delle sue dichiarazioni mostrano come egli si muova sulla lunghezza d’onda di una lunga storia, cioè restituire alla Russia un ruolo di grande potenza, circondarla di una cortina di ferro imperiale e potere trattare gli stati e i paesi occidentali da pari a pari.

Tutto ciò comporta il pericolo che Putin intende correre a testa alta, quello di mettere a soqquadro l’ordine uscito dalla guerra fredda.

Finora l’interpretazione della Nato e dell’Unione europea è stata diversa, cioè che il Cremlino mirasse a un ingrandimento territoriale, serrando a sé insieme alle repubbliche cosiddette indipendenti, la Crimea e l’Ucraina.

Quest’ultima sta per essere rasa al suolo dai carri armati e dai missili dell’esercito russo. Per evitarlo occorre porre fine alle finzioni dell’invio di armi e all’ipocrisia sulla capacità (nel breve periodo) delle sanzioni di sfibrare far accasciare la popolazione russa.

Di fronte allo straordinario, prodigioso  spirito di sacrificio di un piccolo popolo si deve avere il coraggio di dire la verità:cioè che non è possibile arrestarne la demolizione,se non ci sarà una correzione radicale nella strategia di Usa, Unione europea e Nato.

Debbono confessare chiaro e tondo che essi sono le vittime privilegiate della politica aggressiva di Putin. Il che dovrebbe dare luogo ad un immediato passo successivo: proclamare l’adesione dell’Ucrania alla comunità (politica e militare) europea.

È una vile menzogna rimpannucciarsi nel manto del formalismo e sostenere che questo atto richiede un tempo lungo. Di fronte a migliaia di ucraini che muoiono sotto i missili e il fuoco di artiglieria di Putin, non possono esserci tempi dettatati dalla burocrazia.

La Duma ha impiegato mezza giornata per comminare 15 anni di prigione a chi sfila per le strade strade esecrando la guerra, e molto meno per smantellare il sistema informativo non gradito al Cremlino. Possibile che Bruxelles non possa, nel giro di un’ora, formalizzare, per arginare uno spargimento di sangue innocente, l’immissione dell’Ucraina nell’ordinamento civile e militare dell’Europa e della Nato?

Quando ciò avvenisse, Putin si renderebbe conto di dovere fare i conti non con la povera e meravigliosa resistenza ucraina, ma con stati che dispongono di oltre 4500 missili a testata nucleare.

A quel punto potrebbero avere avvio negoziati seri e corridoi umanitari, no fly zone eccetera, e non le prese in giro di questi giorni.

Possibile che di fronte alla perversione di una spia dei servizi segreti l’Europa e gli Usa rivernicino la politica imbelle e fallimentare delle concessioni con cui Chamberlain e gli altri partner europei alla fine degli anni Trenta cedettero, insieme al disonore, armi, danaro e terre a Hitler?

Si può sapere chi, e come, vuole evitare il genocidio del meraviglioso popolo ucraino?

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