Nel XII capitolo de Il Principe, Nicolò Machiavelli riportava: «I capitani mercenari o sono uomini eccellenti, o no; se sono, non te ne puoi fidare, perché sempre aspirano alla grandezza propria o con l’opprimere te, che li siei padrone, o con l’opprimere altri fuora della tua intenzione; ma se non è il capitano virtuoso, ti rovina per l’ordinario».

È possibile che Vladimir Putin non avesse compreso realmente la situazione che si stava evolvendo nello scontro verbale delle scorse settimane tra il ministro della difesa, Sergei Shoigu, e il capo dei mercenari di Wagner, Evgenij Prigožin?

Cosa può aver determinato in quest’ultimo la volontà di dar vita a una “marcia per la giustizia” nel paese, sconfessando la narrativa del Cremlino sull’invasione dell’Ucraina? Sono solo alcune delle domande che ci poniamo per cercare di comprendere un evento storico e politico che non ha precedenti nella Russia putiniana. La “verticale del potere” rischia di spezzarsi per l’azione di un outsider. Prigožin è un uomo che si è arricchito negli anni, grazie a Putin, e ha creato una forte organizzazione paramilitare, determinante in diversi conflitti, come in Siria e in Ucraina. Ha, quindi, cominciato ad attaccare la gerarchia militare a tal punto che alcuni russologi hanno parlato di «fibrillazioni o crepe» nel Cremlino che sembravano confinate, però, ad uno scontro tra personalismi.

Ma Putin ha commesso un (altro) errore di valutazione pensando di incorporare i mercenari nell’esercito russo dal 1 luglio con un decreto presidenziale e porre fine agli attacchi: una mossa inaccettabile per Prigožin che, evidentemente, si aspettava ben altro dal suo ex amico. Ciò a cui stiamo assistendo in queste ore non è ancora un colpo di stato, una guerra civile.

Guerra tra gang

Potrebbe essere una makirovska (una scena teatrale) oppure rappresenta una razborka, una guerra tra gang che può determinare l’implosione della Russia. Gli elementi per comprendere quali possano essere gli scenari futuri sono pochi e in continua evoluzione. Lo scenario di un colpo di stato dipende da quanti soldati russi sosterranno Prigožin per rafforzarlo nell’impresa di “prendere” Mosca e dal sostegno di qualche “autorità” dell’apparato di sicurezza.

Se si tratta di una mera reazione impulsiva, il “traditore” Prigožin rischia l’arresto e spetterà a Putin capitalizzare elettoralmente quanto è successo, dimostrando di essere l’unico capace di mantenere ordine nel paese.

Se Putin uscirà di scena, si apre una fase di destabilizzazione politica, con conseguenze anche sul piano militare in Ucraina, dove Volodomyr Zelensky dovrebbe approfittare della situazione di profonda debolezza del leader russo, ma con il rischio oggettivo di lasciare in mano ai mercenari l’arsenale di 6000 testate nucleari. 

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