Il gruppo Gnam, Gruppo Nonviolento di Autocoscienza Maschile, nasce nei primi anni Novanta a Milano da un alcuni giovani uomini, accomunati dalla stessa scelta di obiezione di coscienza al servizio militare e dall’impegno in associazioni che si occupavano di nonviolenza.

L’avvio di questa esperienza rispondeva a un «bisogno di autocoscienza» che nasce da storie personali, ma con alcuni punti in comune: antimilitarismo, inteso anche come rifiuto del conformismo maschilista da caserma, l’incontro con ragazze che praticavano nella loro quotidianità la liberazione femminista e che mettevano in crisi il nostro modo di intendere il rapporto con loro; il rifiuto dei modelli di maschilità patriarcale e gli stereotipi sul maschio forte, vincente, dominante. Infine la convinzione che non esiste un solo modo di vivere il genere maschile, ma che anzi sia possibile costruire percorsi più liberi e una pluralità di maschilità.

Abbiamo quindi creato uno spazio tutto nostro, tra soli uomini, mettendo insieme il bisogno di raccontare sé stessi e il proprio modo personale di vivere la maschilità (in un contesto di gruppo che garantiva intimità e ed empatia) e la voglia di mettere in discussione e sottoporre a critica la maschilità tradizionale.

Gli incontri mensili del gruppo affrontano tutti gli aspetti della vita e in particolare del vivere “al maschile”. Nei primi anni parlavamo soprattutto di rapporti con le ragazze, di innamoramenti, di come ci sentivamo rispetto al lavoro o rispetto ai nostri progetti.

Poi sono subentrate le prime convivenze, i figli che nascevano e crescevano, la paternità, la necessità di prendersi cura dei genitori che invecchiano, il nostro rapporto con l’omosessualità, come viviamo le varie forme di violenza contro le donne, le passioni politiche e sociali, cosa fare per contrastare la cultura maschilista e patriarcale.

Liberazione

Partecipare a questo percorso ha comportato per noi una serie di scoperte e di cambiamenti. Un senso di libertà e liberazione. Poter parlare liberamente di sé, dei propri stati d’animo, delle proprie emozioni, di quello che di solito si fa fatica a condividere con altre persone e specialmente con altri uomini, senza il timore di essere etichettati come “deboli”, o senza essere liquidati da battute superficiali.

Sfogarsi e affrontare quello che non va. Disporre di uno spazio dove poter condividere le proprie fragilità. L’emergere di una forte solidarietà di gruppo in caso di crisi. Sapere che c’è non solo un amico, ma addirittura un gruppo che è pronto all’ascolto e se chiedi aiuto c’è sicuramente.

Una maggiore consapevolezza di sé e del proprio modo di vivere le relazioni e le emozioni (in particolare nei confronti delle donne, ma non solo). Potersi confrontare su temi legati alla maschilità (stereotipi maschili, modelli tradizionali, maschilismo, violenza contro le donne, omosessualità) in un’ottica di rielaborazione critica e di ricerca di possibili vie di uscita dai modelli di maschilità tradizionale.

Non siamo soli

A un certo punto del nostro percorso, nel 2006, abbiamo scoperto di non essere isolati e che esistevano altri gruppi come il nostro (e anche più attivi) in altre città d’Italia. È l’anno in cui è stato pubblicato l’appello “La violenza sulle donne ci riguarda” e si è costituita l’associazione nazionale “Maschile Plurale”.

A distanza di anni dal suo inizio il percorso Gnam continua e si è aggiunto il desiderio di coinvolgere altri uomini in questo movimento di cambiamento. Nel 2022 abbiamo pubblicato il libro Maschilità Smascherata, che racconta la nostra esperienza e raccoglie una serie di riflessioni su alcuni temi che abbiamo affrontato, discusso, rielaborato insieme. Il libro ci ha permesso di raccontare la nostra esperienza in diversi contesti.

Periodicamente organizziamo incontri aperti ad altri uomini per offrire la possibilità di sperimentare l’autocoscienza maschile. Dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin, per la prima volta tanti uomini si sono espressi pubblicamente ammettendo le responsabilità maschili individuali e collettive nel continuare a sostenere i comportamenti maschilisti, il linguaggio sessista, ammettendo i privilegi del patriarcato, smascherando le piccole violenze quotidiane e le discriminazioni nei confronti delle donne. Anche noi abbiamo visto crescere l’interesse per la nostra esperienza e diversi uomini ci hanno contattato e hanno chiesto di partecipare ai nostri incontri.

Qualcosa quindi si muove, ma non basta. Ci piacerebbe che la pratica dell’autocoscienza, e più in generale la cultura della responsabilità e della consapevolezza da parte degli uomini sulla propria condizione di genere, crescesse e si moltiplicasse.

È un percorso che richiede tempi lunghi e che coinvolge ancora una minoranza. L’invito a tutti gli uomini è quello di iniziare a interrogarsi e darsi una mossa perché non è più possibile aspettare: lo dobbiamo fare perché il patriarcato è un sistema ingiusto, perché non è più possibile sopportare un femminicidio ogni tre giorni. Lo dobbiamo fare per noi stessi, per liberarci finalmente dal pensiero unico della maschilità egemone. Lo dobbiamo fare infine per le generazioni future di maschi, per i nostri figli e nipoti, perché possano vivere con più libertà la propria condizione di genere.

Se volete intraprendere un percorso di questo tipo, sappiate che non siete soli: ci sono gruppi, associazioni, altri uomini che, in diverse città d’Italia, hanno già iniziato a fare qualcosa. Insomma: diamoci una mossa!

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