Tessere gonfiate e la casa acquistata con lo sconto dall’ex vicesegretario. La procura di Roma indaga sull’Ugl e sui suoi vertici, presenti e passati. Due inchieste che potrebbero intrecciarsi. La prima è quella sull’acquisto - svelato da Domani - di una lussuosa abitazione di 170 metri quadrati in uno dei quartieri più in della Capitale da parte del sottosegretario della Lega, ed ex vicesegretario del sindacato di destra, Claudio Durigon.

Il leghista ha comprato nel 2022 una casa di 170 metri quadrati per 469mila euro, con un mega sconto del 30 per cento da parte dell’Enpaia, ente previdenziale degli impiegati in agricoltura, di cui Durigon stesso doveva occuparsi come esponente del governo.

In quella casa il sottosegretario abitava dal 2017, prima ancora della sua discesa in politica: il contratto d’affitto era intestato all’Ugl, sindacato di cui era vicesegretario, e che avrebbe continuato a pagare fino a che l’immobile non è stato acquistato da Durigon stesso nel 2022. La seconda inchiesta è quella invece sui falsi tesseramenti che ha come unico indagato il segretario generale Francesco Capone, nella lista dei papabili del governo Meloni per il ruolo di commissario Inail, l’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro.

Chi pagava l’affitto?

L’indagine sulla casa di Durigon si concentra su due aspetti: gli atti amministrativi di Enpaia che hanno permesso al leghista di acquistare la casa e, in particolare, chi ha pagato l’affitto della casa, in cui il leghista abitava dal 2017. «Da quando sono diventato parlamentare nel 2018 mi sono fatto carico dell’affitto, 1.750 euro al mese circa», ha risposto il sottosegretario Durigon alle domande di Domani lo scorso febbraio.

Al momento non sarebbero ancora stati forniti documenti a confermare questa risposta né da Durigon, né da parte dell’Ugl. Il sindacato - a differenza di Cgil, Cisl e Uil - non pubblica i rendiconti economico-finanziari annuali sul suo sito: quindi non è possibile ricostruire quanto pagasse di affitto, né se e quanto Durigon restituisse dal 2017 al 2022. In questi rendiconti potrebbe esserci la prova di quanto sostenuto dal sottosegretario.

Va ricordato poi che l’Enpaia non prevedeva il subaffitto delle abitazioni. Dall’ente previdenziale ipotizzano che ci fosse una scrittura privata tra Ugl, a nome di cui era registrato il contratto d’affitto presso l’Agenzia delle Entrate, e il suo ex vicesegretario Durigon.

Dell’affitto di Durigon pagato dall’Ugl non c’è traccia nelle “Dichiarazioni per la pubblicità della situazione patrimoniale” che il parlamentare della Lega ha consegnato alla Camera dei deputati, al Senato, e ai ministeri del Lavoro e dell’Economia, dove ha svolto il ruolo di sottosegretario.

Le dichiarazioni

Nelle dichiarazioni agli atti di Montecitorio dal 2018 al 2022, non emerge nessuna informazione relativa al pagamento dell’affitto da parte dell’Ugl. Informazione non presente nemmeno all’interno delle dichiarazioni dei redditi allegate. Unico dato che cambia durante la scorsa legislatura è il reddito di Durigon, più che raddoppiato dopo l’elezione: passa dai 44.170 euro nella dichiarazione del 2018, ai 104.329 euro del 2019 (relativa all’anno in cui per la prima volta è stato sottosegretario), per poi scendere ai 98.588 euro per gli anni 2020-2022.

Per quanto riguarda i contributi elettorali, sono presenti tre finanziamenti per 5mila, 8mila e 20mila euro per la tornata del 2018, e un unico contributo di 5mila euro per quella del 2022.

La casa e il box di via Cortina D’Ampezzo appaiono per la prima volta nelle dichiarazioni consegnate al Senato e al ministero del Lavoro dopo le elezioni di settembre 2022: il sottosegretario ne indica la comproprietà di 1/10, i restanti 9/10 - come già raccontato da Domani - sono di proprietà della compagna Alessia Botta.

L’abitazione è stata comprata per 469mila euro, con uno sconto del 30 per cento previsto da Enpaia per gli affittuari dell’abitazione. Affittuario che era Ugl, non Durigon. Dichiarando che il sottosegretario della Lega era inquilino della casa - attraverso della documentazione con data certa che sarebbe anche al vaglio della procura - il sindacato gli ha permesso di risparmiare circa 200mila euro. Una plusvalenza che Ugl avrebbe potuto realizzare comprando la casa dall’ente previdenziale e poi rivendendola sul mercato a prezzo pieno.

Il vuoto normativo

Le dichiarazioni patrimoniali dei parlamentari sono previste dalle norme anticorruzione. Secondo le disposizioni di Camera e Senato, i parlamentari «entro tre mesi dalla proclamazione» devono consegnare «una dichiarazione concernente le spese sostenute e le obbligazioni assunte per la propaganda elettorale». Deve essere specificata qualsiasi «erogazione di finanziamento o contributo [...] per un importo che all’anno superi euro tremila, sotto qualsiasi forma, compresa la messa a disposizione di servizi».

Durigon, quindi, avrebbe dovuto dichiarare alla Camera dei Deputati e ai ministeri del Lavoro e dell’Economia che l’affitto della sua abitazione romana era pagato dall’Ugl, il sindacato di cui era stato vicesegretario fino a poco prima della sua elezione del 2018.

La legge vieta qualsiasi «finanziamento o contributo sotto qualsiasi forma» ai parlamentari a meno che non siano ufficialmente deliberati dalla società o l’istituzione che li eroga e «regolarmente iscritti in bilancio». I sindacati però, tra cui l’Ugl, non rientrano in nessuna fattispecie previste dalla legge: sono infatti privi di personalità giuridica. Il sindacato è una «associazione non riconosciuta» e non ha obbligo di bilancio, basta un semplice “rendiconto”.

Il paradosso del sindacato

«Non avendo un bilancio, un sindacato non può essere accusato di finanziamento illecito a un partito o a un parlamentare. Non ha vincoli alla destinazione dei fondi: l’unico vincolo che ha è il perseguimento del suo scopo sociale, ovvero l’interesse dei lavoratori», spiega a Domani una fonte vicina all’indagine. «Il paradosso è che il sindacato potrebbe perseguire il suo scopo sociale anche pagando l’affitto a un parlamentare, a un sottosegretario, a un ministro, perché attraverso lui sarebbe possibile portare a compimento i suoi obiettivi. In questo caso c’è un enorme buco normativo».

La domanda che il Parlamento dovrebbe porsi è se un rappresentante delle istituzioni, quindi, può disporre liberamente e senza rendicontazione di contributi o beni di un sindacato, di una fondazione, o di una qualsiasi associazione. «In un momento di magra per la politica, fondazioni e associazioni hanno iniziato a sostenerla anche economicamente. Ma erano strumenti non previsti dalle leggi, e quindi sono spesso fuori dai radar di magistratura e investigatori. Se la magistratura non ha gli strumenti per verificare ed intervenire, non può farlo in alcun modo anche se si è di fronte a episodi riprovevoli».

Tessere e rappresentanza

Non c’è solo la storia della casa del sottosegretario leghista sotto le lenti della procura di Roma. Gli investigatori da qualche mese stanno cercando di chiarire anche la vicenda del tesseramento falso, raccontata da Fanpage nei mesi scorsi.

La magistratura si è mossa dopo una denuncia per truffa ai danni dello Stato da parte di alcuni aderenti al sindacato, secondo cui le tessere reali erano tra le 65 e le 70mila, mentre Ugl arrivava a dichiararne fino a venti volte tanto. La procura è al lavoro su questa denuncia da quasi due anni: alcuni dei testimoni ascoltati dai pm avrebbero dichiarato che anche all’allora vicesegretario con delega al tesseramento Durigon avrebbe avuto un ruolo nella vicenda.

La responsabilità sarebbe comunque del solo segretario generale Capone, che ha il dovere di certificare con la sua firma il tesseramento. Capone è indagato dai magistrati romani, da cui è stato interrogato nelle scorse settimane.

Attraverso questi numeri autodichiarati, il sindacato sarebbe poi riuscito a firmare contratti nazionali, sedere ai tavoli istituzionali, e a ottenere ruoli di rappresentanza. Un esempio tra tanti: il ruolo di Durigon come consigliere di indirizzo e vigilanza di Inps tra 2016 e 2018, dal compenso di 14mila euro annui. All’interno di questo fascicolo, aperto dal 2020, i magistrati avrebbero acquisito anche i rendiconti economici del sindacato. Un elemento che intreccia le due indagini, sulle tessere gonfiate e sulla casa Enpaia: proprio da lì infatti potrebbe emergere la verità su chi pagava l’affitto dell’abitazione di Durigon.

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