Claudio Durigon, sottosegretario al Lavoro, prosegue la sua campagna contro Domani, contro i nostri articoli e le inchieste pubblicate da quando esiste questo quotidiano. L’ultima in ordine di tempo è la più inaspettata e ha assunto contorni inquietanti.

Venerdì scorso due carabinieri hanno bussato alla porta della redazione del giornale. Hanno esibito un provvedimento di sequestro di un articolo scritto da Giovanni Tizian e Nello Trocchia sulla condanna di Simone Di Marcantonio per estorsione.

Di Marcantonio, era segnalato nel servizio pubblicato qualche mese fa, è stato un dirigente del sindacato Ugl quando Durigon era vicesegretario.

Fu proprio Durigon a portare Di Marcantonio nell’organizzazione sindacale. Del rapporto tra i due ne avevamo scritto nel 2022 e successivamente quando è arrivata la condanna per Di Marcantonio, processato insieme a personaggi affiliati al famigerato clan Di Silvio di Latina. 

Durigon ha denunciato Domani per quest’ultimo articolo di cronaca. Il fatto curioso è che la procura ha ordinato il sequestro dell’articolo sulla base della querela presentata dal sottosegretario.

Metodo originale, prima di tutto perché è chi denuncia che dovrebbe allegare alla querela l’articolo che ritiene diffamatorio.

Evidentemente Durigon non lo ha fatto. Così la procura di Roma ha pensato bene di sequestrarlo inviando due carabinieri in redazione per recuperare il corpo del reato, cioè l’articolo.

Una storia paradossale, e viene da chiedersi da cosa si sia sentito diffamato il sottosegretario se non ha neppure presentato ai magistrati “il corpo del reato”.

Il magistrato, invece di chiedere al querelante di produrre il materiale, ha preferito firmare un atto invasivo nei confronti di Domani. 

La guerra di Durigon

Il sottosegretario non è la prima volta che denuncia Domani. Lo aveva fatto in occasione di una nostra inchiesta sui rapporti opachi tra Durigon e alcuni uomini legati ai clan di Latina. In quell’occasione abbiamo raccontato con molti documenti e chat ottenute dai cronisti la relazione con imprenditori e professionisti che vantavano connessioni e indagini insieme a uomini dei Di Silvio.

Tra questi c’era Natan Altomare, che aveva sostenuto la campagna elettorale nel 2018 di Durigon. Fatti che emergono dalle chat tra i due. 

Il sottosegretario aveva querelato, la procura di Roma ha chiesto l’archiviazione. Il politico si è opposto e ora sarà un giudice per le indagini preliminari a decidere se accogliere la richiesta di archiviazione del pm o l’opposizione dei legali di Durigon.

Non è finita qui. Nelle settimane scorse Emiliano Fittipaldi e Giovanni Tizian hanno svelato l’affare delle case vendute a prezzi scontati dalla fondazione Enpaia. Una di queste è stata acquistata da Durigon. Lui era inquilino dal 2017 grazie a un contratto d’affitto stipulato da Ugl, che aveva fornito al suo vicesegretario l’alloggio. La permanenza da oltre 36 mesi in quell’appartamento di lusso ha garantito a Durigon lo sconto di Enpai per l’acquisto.

In questa vicenda però c’è un ulteriore elemento anomalo. Quando Durigon è stato eletto nel 2018 e poi è diventato sottosegretario, il contratto di locazione è rimasto in capo al sindacato. E ha continuato a pagare Ugl, come confermato da Enpaia. Il sindacato e il politico hanno confermato tutto, salvo spiegare che da quando Durigon è stato eletto ha versato l’affitto a Ugl senza effettuare la voltura del contratto.

Abbiamo chiesto a Ugl e Durigon di mostrarci i bonifici per fare chiarezza. La risposta del sottosegretario è stata sempre la stessa: «Li allegherò alla querela che farò contro Domani». Così il conto, semmai verrà presentata anche questa, salirà a tre denunce in due anni.

Durigon è un rappresentante delle istituzioni, che preferisce minacciare e fare denunce piuttosto che rispondere alle domande e confrontarsi con i giornali. 

© Riproduzione riservata