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Nessuna censura a Tony Effe, ma la misoginia non può avere spazi (e soldi) pubblici

Il trapper non può cantare certe parole dei suoi testi in uno spettacolo pubblico aperto a tutti e finanziato dalle istituzioni. Il Comune di Roma ha preferito scaricarlo. Ma chi grida alla censura dice sciocchezze. La libertà di espressione è sacra e può avere solo i limiti della legge che sanziona un linguaggio intriso di odio razziale, religioso o etnico. Manca però un tassello a quella norma: le manifestazioni di odio di genere

«Prendi la tua troia, le serve una museruola. Metti un guinzaglio alla tua ragazza. Ci vede e si comporta come una troia. La tua tipa tra i miei seguaci. Mi vede e dopo apre le gambe. La scopo e poi si mette a piangere». Tony Effe queste parole non può cantarle in uno spettacolo pubblico aperto a tutti e finanziato dalle istituzioni. Poteva presentarsi sul palco con altre canzoni, non con quelle che incitano all’odio di genere. Ma il comune di Roma non ha seguito questa strada di buon senso. Ha

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