ll tema della giustizia penale internazionale è stato riproposto in termini più espliciti dalle istituzioni europee. Un tweet dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha richiamato una iniziativa ufficiale dell’esecutivo europeo che ha rilanciato la proposta, già promossa dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky, di costituire un tribunale speciale per l’Ucraina.

    Si è iniziato però a discutere sulla opportunità politica della scelta, visto che in questo momento è difficile la strada dei negoziati. A Bruxelles è prevalsa un’altra prospettiva: c’è la consapevolezza di ostacoli oggettivi per un percorso diplomatico, mentre l’escalation della guerra è sempre più rivolta a colpire la popolazione civile.

    Da qui la scelta di esercitare una maggiore pressione sull’aggressore russo, non solo sostenendo con maggiori aiuti, armamenti e dotazioni tecnologiche l’Ucraina, ma anche con le altre iniziative consentite dal diritto internazionale.

    Il Tribunale speciale per l’Ucraina

    L'iniziativa della Commissione di istituire un tribunale speciale per l'Ucraina è stata annunciata insieme al progetto di costituire una struttura di gestione dei 319 miliardi di euro già congelati alla Banca centrale russa e agli oligarchi russi per indennizzare, almeno in parte, il governo ucraino.

    Alcuni giuristi hanno manifestato la preoccupazione che l'istituzione di un nuovo tribunale speciale per l'Ucraina possa non garantire i principi di imparzialità e indipendenza, e finisca col delegittimare la Corte penale internazionale (Cpi).

    Peraltro il procuratore della Corte penale dell'Aja dalle prime fasi della guerra in Ucraina si è mosso con fermezza, indicando precise basi giuridiche per affermare la sua competenza e disponendo l'invio di team investigativi in Ucraina. La proposta ha tuttavia precise motivazioni di diritto sostanziale e procedurale: Kiev ha "accettato" - con una formale "dichiarazione" del ministero degli Affari esteri dell'8 settembre 2015 - la giurisdizione della Cpi per i crimini di guerra, contro l'umanità, e il genocidio, ma non lo ha ancora fatto per il crimine di aggressione, l'attacco alla sovranità territoriale di uno stato compiuto in violazione dei principi della Carta delle Nazioni unite.

    Inoltre, la Russia non è parte dello statuto di Roma ed esercitando il potere di veto nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite può ostacolare una sua risoluzione che disponga l'avvio di una indagine della Corte penale internazionale.

    La Commissione chiarisce che l'iniziativa non si contrappone affatto alla giurisdizione della Corte penale internazionale. Bruxelles precisa che «sostiene pienamente la Cpi nelle sue indagini sui crimini di guerra e sui crimini contro l'umanità», e si dichiara pronta a collaborare con l'istituzione di un tribunale internazionale ad hoc o un tribunale specializzato "ibrido" al fine di «perseguire il crimine di aggressione della Russia», indicando peraltro che «è un crimine commesso dai più alti dirigenti politici e militari».

    I due modelli

    L'esecutivo europeo suggerisce due modelli: un tribunale internazionale speciale indipendente basato su un trattato multilaterale, o un c.d. tribunale ibrido, un tribunale specializzato in un sistema giudiziario nazionale, integrato con giudici internazionali. I tribunali ibridi sono stati definiti come la "terza generazione" degli organismi penali internazionali.

    Alla prima appartengono i tribunali di Norimberga e Tokyo, di cui in particolare il primo fu istituito con l'Accordo di Londra dalle potenze vincitrici della seconda guerra mondiale, inclusa l'Unione Sovietica. Alla seconda generazione vanno ricondotti i Tribunale penali internazionali per l'ex Jugoslavia (Icty) e per il Ruanda (Ictr) e la Corte penale internazionale, sostanzialmente istituiti per effetto di risoluzioni delle Nazioni unite. Alla terza generazione vanno ascritti le Corte speciali per il Kosovo, le camere straordinarie della Cambogia, e i panels speciali per Timor Est; e la Corte speciale per la Sierra Leone, organi giurisdizionali "nazionali" implicanti tuttavia una “dimensione internazionale”, per la composizione dei collegi giudicanti e/o il quadro giuridico di riferimento delle Nazioni unite.

    Per il tribunale per l'Ucraina si potrebbe prevedere quindi un ruolo di supporto, cooperazione e integrazione dei team investigativi e giudicanti della Corte penale internazionale. È molto probabile che i giuristi europei sostengano comunque l'idea di una risoluzione stavolta dell'Assemblea generale delle Nazioni unite – dove già oltre i due terzi degli Stati membri hanno deliberato risoluzioni di condanna dell' aggressione russa – e/o di un accordo che includa Unione europea, o un gruppo di suoi paesi, Ucraina e Cpi, aperto alla sottoscrizione di altri attori della comunità internazionale e delle Nazioni unite.

    In ogni caso si rafforzerebbero i principi istitutivi della Corte penale internazionale: in tal modo si potrà assicurare un quadro di legalità e di effettività della giurisdizione penale internazionale per tutte le violazioni sancite dallo statuto di Roma, incluso il crimine di aggressione. Un'accusa da cui non potranno sottrarsi principalmente i vertici politici e militari della Federazione russa.

    © Riproduzione riservata