- Ci siamo assuefatti a missili, caccia e bombardamenti a tappeto. Non ci inquieta più il volto sofferente di chi vive nella guerra.
- Dobbiamo ritrovare il senso comune di quello che sta succedendo: ad un anno dall’inizio del conflitto diamoci la possibilità di rivalutare la nostra indignazione per un conflitto così.
- Diamoci la possibilità di far sentire la parola “pace”, senza crederla un’utopia o un sogno per bambini e anime belle.
Ci siamo abituati a vedere carri armati che avanzano rumorosamente, cannoni che sparano nel cielo come se non sapessimo che qualche chilometro più in là qualcuno morirà per quello stesso colpo. Ci siamo assuefatti a missili, caccia e bombardamenti a tappeto. Non ci inquieta più il volto sofferente di chi vive nella guerra. E ancora peggio non sentiamo più il pianto dei bambini, che non hanno più lacrime, o il dolore delle madri, che non hanno più voce. Si è fatto silenzio di fronte a questa



