In questi anni di tifo identitario esistono soltanto due figure socialmente accettabili: la Vittima sempre oltraggiata da qualunque cosa non provenga dalla sua nicchia. E il Giustiziere sempre pronto a raddrizzare torti anche immaginari o sensati in culture lontane ma di moda (lo riconosci perché scrive “maschio bianco cis” anche se si parla di caldaie).

Si può essere solo l'una o l'altra cosa, oppure si può essere Wanda Nara.

Professoresse democratiche o ultrà delle curve, contro Wanda è unanime sdegno: esibizionista, svergognata, fedifraga.

Quando Luciana Littizzetto ha fatto la spiritosissima battuta su Wanda nuda a cavallo e il pomello della sella sembrava che persino l'argentina avesse acquisito dignità di Vittima: #sessismo! #misoginia!

Nara ha denunziato, Littizzetto ha risposto come le studentesse dei licei okkupati nei film di Muccino: ma allora l'infibulazione? La discriminazione? (mancava solo «e fattela una risata»).

Sono bastate quelle poche parole magiche a rassicurare le curve: Littizzetto sincera democratica contro i mali del mondo, Nara permalosa superficiale.

Perché Wanda deve farsi una risata per i lazzi sulla sua vagina in tv, ma Laura Boldrini furiosa per una sua lettera non pubblicata è invece Vittima-di-Sessimo certificata e la questione è mortalmente seria.

Del resto è la stessa coerenza del governo: uscite pure a spendere col cashback, ma guai a voi se vi becchiamo per strada. (#consumismo!)

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