Fiduciosi, ma vigili. La tromboembolia è una occlusione dei vasi periferici, polmonari o sistemici, provocata da un coagulo frammentatosi e distaccatosi da un trombo, che è un ammasso di fibrina, piastrine e altre cellule del sangue, del tutto analogo ad un coagulo che si forma in una ferita superficiale, ma che si forma nel lume dei vasi sanguigni (arterie, vene e capillari) o nelle cavità cardiache in diverse condizioni patologiche. La causa principale di questo è la stasi venosa, spesso legata ad una immobilizzazione prolungata, fratture, interventi chirurgici pelvici e ortopedici, alterazioni della coagulazione. I trombi formatisi nei vasi si possono staccare dalla parete dai vasi e diventare emboli, arrivare, per esempio, al cuore destro ed essere immessi nell’arteria polmonare fino ad ostruire completamente i vasi polmonari, con esito spesso fatale.

Da giovedì scorso si parla con grande preoccupazione e con toni forse troppo alti degli eventi tromboembolici osservati in alcune persone che avevano ricevuto il vaccino AstraZeneca. Questi episodi sono alla base della sospensione della somministrazione del vaccino in alcuni stati europei, e del lotto ABV2856 in Italia. È quindi comprensibile chi è stato recentemente vaccinato e chi deve ancora esserlo sia molto preoccupato.

Ma cerchiamo di capire quali sono i dati che dobbiamo tenere in considerazione per valutare bene questa situazione. Il tromboembolismo venoso è una patologia molto comune che, come detto sopra, colpisce il sistema circolatorio e rappresenta la terza malattia cardiovascolare più frequente, dopo la cardiopatia ischemica e l’ictus. Come ricordato, le persone colpite hanno spesso pregresse patologie, malattie croniche, stili di vita poco salutari, alto indice di massa corporea, ma possono anche essere apparentemente in buona salute.

L’incidenza annua del tromboembolismo è di un caso ogni 1.000 abitanti. Quindi in Italia ci aspettiamo 60mila casi all’anno, 1.150 alla settimana, 166 al giorno. Credo che sia del tutto ragionevole ipotizzare che dopo un paio di settimane di campagna vaccinale (ovvero, 2.300 casi attesi) un episodio avvenga a poca distanza dalla vaccinazione. Ma naturalmente un altro può avvenire a poca distanza da un evento diverso, come la visita a un parente.

Credo che sia assolutamente fondamentale capire cosa sia successo nei casi oggi in questione, cioè se esista una diretta causalità tra la vaccinazione e la comparsa dell’evento avverso. Come previsto dalla legge, le autorità competenti hanno immediatamente messo in moto tutti i sistemi di controllo, da quelli tossicologici all’autopsia delle persone decedute. Credo anche che vada chiarito se si tratti di una semplice concomitanza, che quindi riguarda la sopraccitata incidenza della tromboembolia.

Dobbiamo mantenere la calma e valutare scientificamente i numeri a disposizione, non solo quelli dell’incidenza della malattia tromboembolica nella popolazione generale. L’analisi di eventi, anche drammatici, con una frequenza molto bassa è estremamente difficile dal punto di vista statistico e risalire a cause certe è molto complesso. Ma abbiamo già grandi numeri che ci aiutano. Ad esempio, in Inghilterra, dove sono state vaccinate decine di milioni di persone, ci sono stati 23 eventi tromboembolici dopo l’uso di 8,4 milioni di dosi di vaccino somministrate in poche settimane, ovvero un evento dopo aver dato 365mila dosi (e molto al di sotto di quanto atteso nella popolazione inglese). Nel trial registrativo del vaccino Johnson & Johnson (pubblicato dall’FDA il 26 febbraio scorso, vedi pag. 46 e 47) ci sono stati dieci eventi tromboembolici con un decesso per infarto nelle 21.888 persone che hanno ricevuto il placebo. La frequenza è quindi di un evento ogni 2.188 iniezioni di soluzione fisiologica, di molto superiore a quella delle persone vaccinate con AstraZeneca in Inghilterra.

Questo non toglie che se c’è un dubbio vadano effettuati tutti i controlli possibili immaginabili sui lotti in oggetto, ma senza creare il panico tra le persone già vaccinate o in quelle “vaccinande”. Aspettiamo fiduciosi i risultati dei controlli, che devono essere i più accurati e rigidi possibile. Ma manteniamo la fiducia nei vaccini, unica arma efficace che abbiamo contro il Coronavirus.

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