La videocrazia, ha scritto Giovanni Sartori, ci ha fatto perdere la capacità di giudicare i politici secondo il metro delle virtù politiche. E così, alla prudenza preferiamo la velocità a prescindere; alla saggezza la sfrontatezza che colpisce l’occhio; alla moderazione l’atto subitaneo e plateale. Giudichiamo cogli occhi, che si fanno abbagliare da immagini colorate e brillanti.

Nella democrazia dell’audience videocratico, il gusto estetico rimpiazza quello politico. Con l’esito che quando riappaiono all’orizzonte, non riconosciamo più le virtù politiche e, anzi, tendiamo a sconfessarle come residui di tempi antichi. Ma la politica se ne infischia del barluccichio delle apparizioni roboanti e procede con il proprio ritmo.

Nicola Zingaretti, prudente, saggio e paziente, poco appariscente e a tratti incolore, sta conducendo bene una partita difficile. E ha coraggio. Poiché in questa sua scelta senza tentennamenti di sostenere il governo si trova davanti a un fuoco di fila non proprio amico, sia tra i partiti limitrofi che tra gli opinionisti.

Ricordiamo che ereditò un partito ai minimi storici, ad un anno dalle elezioni del 2018 che gli riservarono un misero 18,7 per cento.

Un partito diviso e poco popolare anche a causa di pochi anni di scelte dettate da un autistico personalismo, e infine con l’ex-segretario che, appena varato il Conte-bis nell’estate del 2019, portò via al Pd senatori e deputati per fondare un suo gruppo.

Zingaretti non ha avuto vita facile da quel momento, anche perché Italia Viva si posizionava alla sua destra con una tattica radicale orientata ad allargare il consenso a spese del Pd.

La lotta ai fianchi al governo Conte da parte di Iv, intensificata da quando sono iniziare le discussioni sulla destinazione del Recovery Fund, ha portato scompiglio non solo nella maggioranza ma anche nel PD. Un partito che, dopo le speranze di riorganizzazione nei primi mesi della segreteria Zingaretti e con la conferenza programmatica a Bologna nel novembre 2019, è stato bloccato dalla pandemia e ha interrotto quel processo di rinnovamento.

Ora, Zingaretti ha preso il timone in maniera coraggiosa e decisa, prudente e saggia. Vi è da sperare che sappia tenere la barra diritta per portare il paese fuori dalla pandemia con un piano di rinascita convincente e coerente. Il PD ha l’opportunità di provare sul campo il valore e l’efficacia delle virtù politiche.

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