- Accanto alle apparizioni, e insieme all’enorme afflusso di denaro portato dai visitatori, a Medjugorje hanno iniziato a verificarsi un gran numero di fenomeni “miracolosi”, dalle misteriose e improvvise eclissi solari alle inspiegabili guarigioni fisiche e spirituali.
- Rispetto a questo enorme generatore di simboli, linguaggi, rituali magico-cattolici, nei quali cioè molti elementi della tradizione cristiana si mescolano a elementi propriamente magici, la chiesa ha avuto in questi anni un atteggiamento sempre ambiguo.
- La storia della religiosità popolare e del suo rapporto controverso con la religione ufficiale non finirà di certo a Trevignano.
Leggendo le cronache sui fatti di Trevignano Romano, sulle Madonne piangenti e parlanti in quel borgo laziale, viene da chiedersi come sia potuta durare così a lungo, esattamente dal 2016, la favola di Gisella Cardia, presunta veggente in grado di produrre miracolose moltiplicazioni di gnocchi e conigli arrostiti e di dialogare con la Madonna ogni tre del mese, puntualmente intorno alle tre del pomeriggio.
Per rispondere a questo interrogativo bisogna riflettere sull’importanza che in questi ultimi quattro decenni ha avuto, all’interno del cattolicesimo, un evento straordinario come quello avvenuto a Medjugorje. In quella piccola località dell’Erzegovina, poco più di quarant’anni fa, un gruppetto di sei bambini sostenne con insistenza di aver visto apparire la Madonna. Quei ragazzetti erano stati tutti formati alla vita spirituale da un frate sacerdote francescano, padre Jozo, che nei mesi e negli anni successivi divenne il più intransigente difensore dell’autenticità di quella prima apparizione mariana e di tutte quelle successive.
A governare quella regione balcanica c’erano ancora a quel tempo i comunisti i quali, come prima cosa, sbatterono padre Jozo in prigione e vietarono in tutta la regione ogni forma di culto legato alle apparizioni, ottenendo ovviamente come effetto immediato un incredibile aumento della popolarità sia del prete che dei giovanissimi veggenti. In quello sperduto paesino in mezzo ai monti iniziarono presto ad affluire migliaia di pellegrini, che desideravano visitare i luoghi del “miracolo” e conoscere i ragazzini.
I fenomeni “miracolosi” di Medjugorje
Questi ultimi non solo non si sottrassero all’abbraccio delle masse, ma continuarono, in varie forme, a vedere e a interloquire con la Madonna. Le apparizioni, a differenza di quelle di Lourdes o di Fatima che furono eventi isolati, iniziarono a ripetersi con impressionante regolarità. I veggenti sostenevano che la Madonna dava loro degli appuntamenti precisi e a questi iniziarono ad assistere migliaia di persone, tutte in preghiera e attonite nell’ammirare i veggenti nel momento in cui, solo a loro, appariva la Vergine.
Accanto alle apparizioni, e insieme all’enorme afflusso di denaro portato dai visitatori, a Medjugorje hanno iniziato a verificarsi un gran numero di fenomeni “miracolosi”, dalle misteriose e improvvise eclissi solari alle inspiegabili guarigioni fisiche e spirituali, sino alla comparsa del demonio sotto forma di possessione dei corpi di alcuni pellegrini e quindi di urla bestiali, raggomitolamenti al suolo, pupille dilatate, eccetera. Medjugorje è insomma rapidamente diventata la capitale di quella “religiosità popolare” che si nutre di miracoli, incantesimi e spettri demoniaci e che non si rassegna alla fine del mondo incantato ereditato dal passato premoderno dell’Europa.
Il gruppo di pellegrini stranieri più folto giunto sin dal principio nel borgo erzegovino è stato quello italiano. A guidarlo è stato l’instancabile sacerdote lombardo padre Livio Fanzaga, fondatore e leader indiscusso dell’emittente Radio Maria, che a Medjugorje alle apparizioni deve tantissimo della sua fortuna.
Riferiscono le cronache che è stato proprio dopo un pellegrinaggio a Medjugorje che la signora Gisella Cardia ha iniziato a vedere la Madonna e a produrre i “miracoli” dei quali si parla oggi. Anche a lei la madre di Gesù avrebbe iniziato a dare per gli incontri una data fissa, il 3 di ogni mese (a Medjugorje il giorno prestabilito è il 2). Il contenuto dei messaggi affidati a Gisella è poi spaventosamente simile a quell’altro: i toni sono sempre apocalittici, le parole più o meno le stesse, la semplicità e la banalità identiche.
Le presunte stimmate della signora Cardia derivano invece da quelle di Padre Pio, un altro idolo assoluto dei medjugorjani. Sono sicuro, anche se non ho nessun elemento per verificarlo, che tra coloro che hanno assistito alle visioni e che hanno finanziato le attività della veggente nostrana ci sono soprattutto frequentatori di Medjugorje (e membri di quelle associazioni che a quella realtà si sono ispirati) che si sono detti: se è capitato laggiù perché non può capitare anche qui? Perché Gisella non può essere la nostra Mirjana (una delle più popolari tra le veggenti di Medjugorje)?
L’ambiguità della chiesa
Rispetto a questo enorme generatore di simboli, linguaggi, rituali magico-cattolici, nei quali cioè molti elementi della tradizione cristiana si mescolano a elementi propriamente magici, la chiesa ha avuto in questi anni un atteggiamento sempre ambiguo, i cui motivi sono ampiamente comprensibili. Da un lato infatti, fenomeni come quello della veggente di Trevignano minacciano l’istituzione ecclesiastica, dal momento che dimostrano che Dio non ha bisogno della chiesa per rivelarsi al mondo (alcuni dei messaggi mariani riportati da Cardia contenevano considerazioni negative molto pesanti su sacerdoti e vescovi).
Questo elemento raccomanda ai vertici ecclesiastici prudenza e in qualche caso repressione. Dall’altro lato, soffocare del tutto la religiosità diciamo spontanea che proviene dal popolo di Dio significa limitare gravemente un sentimento religioso di cui anche la chiesa può giovarsi se viene a patti con il “miracolo” e i suoi interpreti. Con un po’ di cinismo si potrebbe dire che la chiesa ha alla fine accreditato solo quegli eventi e quei personaggi miracolosi che hanno ottenuto un amplissimo consenso popolare, quelli che possiamo chiamare i “prodigi di successo”.
Da considerazioni simili a queste proviene anche la doppiezza adoperata dalle gerarchie e dai pontefici nei confronti del fenomeno Medjugorje, per lungo tempo rimasto in bilico tra sconfessione (quella a lungo invocata dai vescovi di Mostar) e legittimazione e oggi di fatto riconosciuto. E sono ragioni analoghe quelle che spiegano anche la linea dell’ex vescovo di Civita Castellana, piuttosto incline a mostrare una forte simpatia verso la signora Gisella e le sue qualità di intermediaria con la divinità.
Il nuovo vescovo, ora che l’astro della veggente sta paurosamente declinando, si mostra più freddo e cauto, ma la vicenda potrebbe riservare ancora delle sorprese clamorose. In ogni caso, la storia della religiosità popolare e del suo rapporto controverso con la religione ufficiale non finirà di certo a Trevignano.
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