Cultura

Anche in assenza dello sguardo degli altri possiamo riconoscere la nostra bellezza

  • Ho sempre ritenuto che percepirsi belli o brutti dipendesse da una disposizione dello spirito. 
  • Il punto è che in questo preciso momento, immersi nelle nostre zone colorate piene di bambini che non possono andare a scuola e di riunioni su zoom, di isolamento e di mancanza quasi totale di qualsiasi tipo di distrazione che non sia la tv o un libro, brutti lo siamo davvero.
  • Siamo depressi. È come se questo anno di pandemia ci abbia messo in soffitta e sopra di noi si stanno posando molti strati di polvere, i colori stanno sbiadendo, siamo sempre circondati dagli stessi oggetti e vediamo lo stesso identico panorama alla finestra. Eppure, credo, c’è una luce in fondo a tutto questo.

La vita ai tempi del Covid ci ha messo davanti a una riflessione che molti e molte di noi, di qualunque età, hanno da sempre cercato di ritardare il più possibile, perché troppo vicina alla morte: pensare alla vulnerabilità dei nostri corpi, alla fragilissima umanità di cui siamo composti. Il fatto che stia accadendo più o meno a tutti, nello stesso identico momento, ci mette in una condizione completamente nuova che riguarda la percezione di noi stessi e noi stesse, e questo a partire dall’ide

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