- Nella sua lettera al Corriere la premier ha esaltato il contributo dei patrioti osovani nel nord est del paese. Sono gli stessi che intrecciavano rapporti con i repubblichini e che nel dopoguerra entreranno in Gladio.
- A differenza dei tanti che la indorano, Meloni sembra sapere che questi partigiani, più che combattere nazisti e fascisti, erano semmai a loro vicini in funzione anti titina.
- Il dopoguerra ha visto brillare altre figure apicali del firmamento osovano, tutti, chi più chi meno, coinvolti, nei primi anni Sessanta, nelle trame golpiste del “piano Solo” del generale “partigiano” Giovanni De Lorenzo.
Il 25 aprile scorso in tivù e alla radio la notizia del giorno non è parsa la ricorrenza della Liberazione nazionale ma la lettera al Corriere della Sera che Giorgia Meloni ha dedicato alla Liberazione nazionale. Tutti l’hanno commentata ma ne hanno eluso la sua conclusione. Ed è un peccato, perché nelle righe finali la presidente del Consiglio ha speso sentite parole per la Resistenza a lei più vicina: quella dei “patrioti” osovani nel nord est del paese. Sono gli stessi che, nel dopoguerra,



