Cultura

Bellocchio racconta la storia che Spielberg sognava

  • Rapito, in concorso a Cannes, è l’ultimo film di Marco Bellocchio ed esce il 25 maggio in Italia: una requisitoria feroce contro i delitti in nome di Dio.
  • Il sequestro di Edoardo Mortara nel 1858, bambino ebreo da educare alla fede cattolica, riporta il regista de L’ora di religione e de I pugni in tasca a uno dei suoi temi più cari.
  • Chiarissima la lettura politica che Bellocchio dà della vicenda: «Rappresenta la volontà disperata, e perciò violentissima, di un’autorità ormai agonizzante di resistere al suo crollo, anzi di contrattaccare».

È notte, la cappella è buia e deserta. A piedi nudi, in camicia da notte, il bambino si arrampica sull’altare e stacca i chiodi da mani e piedi sanguinanti di Cristo crocifisso. È un Gesù vivo e libero quello che scende dalla croce e si allontana, fuori dalla chiesa, verso il mondo. Si è tolto dal capo la corona di spine. È la visione più folgorante e provocatoria che Marco Bellocchio affida a Rapito, a Cannes in concorso il 23 maggio e dal 25 nelle sale italiane. È un’immagine ancora più rad

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