- Se le nuove tecnologie di comunicazione e informazione tendono ad annullare le tradizionali coordinate spaziotemporali e con esse le relative distanze e differenze, viviamo nell’epoca della fine delle culture?
- Nell’ipercultura tutto è concomitante, a portata di mano. Legata all’esperienza del consumo, essa promette una gamma di sterminate e simultanee possibilità.
- Di questo scrive il filosofo più pop del momento, Byung Chu-Han nel suo nuovo libro per Nottetempo, Iperculturalità
Nel 1931, a due anni dal primo cancellierato di Adolf Hilter, un avvocato olandese, Ferdinand Bordewijk, scrive un racconto distopico che intitola Blocchi. Il testo narra la vita di una città-stato completamente squadrata in isolati lineari, dove le case sono scatole cubiche, le aiuole quadrate, le strade immancabilmente rette. Gli abitanti di questa città, brachicefali dai denti bianchissimi, si muovono su nastri trasportatori che portano ognuno a destinazione, senza possibilità di errore.



