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La verve di Alfonso Berardinelli, il più importante critico letterario italiano, si è sempre espressa in due filoni principali: analisi serie e satire spassose. Da qualche anno i due filoni tendono a confondersi.
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Berardinelli si chiede a che cosa serve vincere il premio Strega, e prende per buona «la solita risposta»: farsi leggere per un’estate, dopodiché «il romanzo viene quasi sempre dimenticato».
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Quando descrive la «religione» dello Strega, che satira sta facendo? A chi si riferisce? I romanzieri sono dei cinici manipolatori, oppure condividono sinceramente con i lettori la passione di immaginare facce, corpi, paesaggi, dialoghi, eventi attraverso le parole?
Caro Berardinelli, i premi servono. E anche i romanzi
14 settembre 2021 • 13:26Aggiornato, 14 settembre 2021 • 13:29