E così, alla terza settimana dalla sua pubblicazione, accede al soglio del primo posto della classifica dei libri più venduti in Italia Spera, l’autobiografia di papa Francesco da Mondadori. E, a noi che amiamo i libri, racconta della sua amicizia con il grande scrittore argentino Jorge Louis Borges. «Lo invitai pure a tenere alcune lezioni sul tema dei gauchos in letteratura e lui accettò; poteva parlare di qualsiasi cosa, senza mai darsi arie. A sessantasei anni, prese un pullman a Buenos Aires e viaggiò per otto ore, di notte, per raggiungere Santa Fe.» Nel 1965 papa Francesco insegnava letteratura al Colegio Inmaculada Concepción: invitò il suo amico Borges a fare lezione ai suoi studenti. Jorge Bergoglio andò a prendere lo scrittore per portarlo a scuola. Impiegarono molto tempo ad arrivare al Colegio. «Il vecchio mi ha chiesto di raderlo: la sua cecità gli impediva di farlo da solo», ha detto il futuro papa ai suoi studenti, giustificandosi. Poi ci rivela che «Borges era un agnostico che ogni sera recitava il Padre nostro perché lo aveva promesso alla madre, e che sarebbe morto con i conforti religiosi.»

Spera prende le mosse dai primi del Novecento, con le radici italiane e l’avventurosa emigrazione in America Latina degli avi, poi l’infanzia, gli entusiasmi e i turbamenti della giovinezza, la scelta vocazionale, la maturità e il tempo presente. Nel raccontare le sue memorie (non tralasciando affatto le proprie passioni), Francesco affronta senza alcuna dissolvenza anche i nodi cruciali del pontificato e sviluppa con schiettezza e profezia i più importanti e dibattuti temi della nostra contemporaneità: guerra e pace (compresi i conflitti in Ucraina e Medio Oriente), migrazioni, crisi ambientale, politica sociale, condizione femminile, sessualità, sviluppo tecnologico, futuro della Chiesa e delle religioni.

Il libro avrebbe dovuto essere pubblicato dopo la sua morte, come lascito spirituale, di fede, e anche morale, sociale, civile. Poi l’indizione del nuovo Giubileo della speranza - e anche le esigenze di questo nostro tempo, che di speranza ha terribilmente bisogno - è sembrata l’occasione più opportuna per la pubblicazione di Spera.

Chiedo a Carlo Musso che lo ha curato come sia avvenuto il processo di scrittura.

«L’autobiografia è il risultato di un lavoro durato in tutto sei anni, dai primi mesi del 2019 fino all’inizio di dicembre 2024, quando il Papa ha creato 21 nuovi cardinali da tutte le parti del mondo, mostrando una volta di più la sua visione di Chiesa universale. È frutto di molti incontri, lunghe conversazioni, scambi di testi e documenti, anche di telefonate, e poi di stesura, alla quale è seguita un lavoro comune di verifica. E ovviamente pure di integrazione continua, man mano che proseguiva il pontificato di Francesco, i viaggi, le risoluzioni.»

Qual è la storia più sorprendente?

«Ce ne sono diverse e non poche che vengono raccontate per la prima volta. Come la notizia di un duplice tentativo di attentato nei confronti di Papa Francesco nel corso del suo pericoloso viaggio in Iraq nel 2021, conclusosi con la morte degli attentatori. È qualcosa che molto ha colpito e turbato il Papa, ovviamente: “anche questo è il frutto avvelenato della guerra“, commenta nel libro. Vengono poi rivelate storie drammatiche dell’adolescenza, come quella del compagno delle scuole superiori che ammazzò un suo amico con la pistola del padre (e dopo il carcere minorile si suicidò) o del ragazzo problematico di cui da giovane si prendeva cura, che un giorno uccise la madre con un coltello. Sono anche le prime esperienze di Bergoglio con il mondo del carcere, che poi sarebbe diventata attenzione costante nel corso del pontificato di Papa Francesco. C’è il racconto intimo della zia “barbona”, che condusse a lungo un’esistenza randagia e solitaria, o quello, magnifico, della prostituta di Flores che alla fine della sua vita diventa una “Maddalena contemporanea” e si dedica alla cura dei vecchi che non interessano a nessuno. O molti variopinti racconti legati al barrio dell’infanzia, a volte anche teneri e divertenti. Perché pure l’umorismo è una cifra importante dell’autobiografia di Francesco, che pervade molte pagine, e nel libro il Papa racconta perfino una barzelletta su di lui.»

Un libro per giovani critici e anziani autocritici

New entry al quinto posto del nuovo libro di Beppe Severgnini Socrate, Agata e il futuro. L’arte di invecchiare con filosofia, Rizzoli. L’autore invita a «indossare con eleganza la propria età». Per farlo serve accettare che c’è un tempo per ogni cosa, e la generazione dei figli e dei nipoti come Agata, la sua nipotina, appunto, ha bisogno di spazio e incoraggiamento. Non di anziani insopportabili.

© Riproduzione riservata