Il miglior chai latte della tua vita

Cibo è il nostro inserto mensile che racconta il mondo attraverso ciò che mangiamo. Esce l’ultimo sabato di ogni mese sulla app di Domani e in edicola. In ogni numero svisceriamo un tema diverso con articoli, approfondimenti e commenti: il tema del numero di questo mese è cucina insostenibile. Qui troverete man mano tutti gli altri articoli di questo numero. In questa pagina, invece, tutti gli altri articoli di Cibo, che è anche una newsletter gratuita. Ci si iscrive a questo link. «Allora,» ha detto, «sei pronto al miglior chai latte della tua vita? Qui lo fanno con il latte d’avena». Ho annuito. Il problema delle app è che si arriva al primo appuntamento già saturi di informazioni. Sapevo che si occupava di digital strategy, che faceva surf e ogni tanto scappava a Tenerife a lavorare in smart working, che non sopportava le persone “energeticamente chiuse”. Ha ordinato per entrambi. Anche il gusto è etica: caffè e cacao insegnano Un po’ cappuccino un po’ trattamento ayurvedico Le tazze sono arrivate su un vassoio di legno chiaro, con un ricamo a forma di foglia spolverato nella schiuma beige. Sembrava un compromesso tra un cappuccino e un trattamento ayurvedico. Il profumo era fortissimo, un miscuglio di tè, cannella e qualcosa che ricordava la pasticceria e l’armadietto delle medicine. Dovevo fingere di bere qualcosa di familiare. Ho sorriso, ho portato la tazza alle labbra, ho dato un sorso abbastanza grande da sembrare convinto. Ho sentito gli occhi inumidirsi per lo shock, ho deglutito con fatica, trattenendo un colpo di tosse. Troppo dolce, troppo aromatico, troppi chiodi di garofano, troppo qualcosa di pungente e zuccheroso che mi ha graffiato la gola. «Buonissimo» ho detto, con il timore di aver usato un tono troppo ombroso e risentito. Non so perché avevo finto di sapere cosa fosse il chai latte. Mi ero compromesso un martedì sera qualsiasi, in chat, e non potevo più tornare indietro. Forse non volevo sembrare una persona energicamente chiusa. Stava raccontando di aver smesso con il caffè, dopo un periodo di attacchi di panico e tachicardia. Era felice, diceva, di aver rallentato i ritmi senza aver rallentato la carriera. Non lavorava più con brand con cui sentiva un disallineamento valoriale, e non avrebbe mai più preso un cliente che produceva fast fashion. Io pensavo che nella mia vita non ho mai rifiutato niente per una questione etica. Al massimo per pigrizia e per pigrizia avevo digitato «anche io adoro il chai latte». La schiuma si era dissolta, le spezie si erano accumulate sul fondo. Ho dato un altro sorso e ho sentito una concentrazione di sapore ancora più intensa e sabbiosa. In quel momento, nella sala, è caduta una tazzina, un evento sempre sconvolgente. Una signora si è scusata, il cameriere ha detto «non è niente». La frase magica con cui decidiamo cosa entra nel reparto delle catastrofi e cosa in quello delle cose che non contano. La mia vita, a ben vedere, era piena di piccoli “non è niente” messi via in fretta, ed era diventata quasi solo quello. La nuova normalità del meal prep: abbattere costi e sprechi senza ossessionarsi La scoperta «E tu come hai scoperto il chai latte?» ha chiesto, toccandosi il molare con la lingua. «In India,» mi sono sentito rispondere con voce neutra. Non ero mai stato in India. Ho sentito dietro di me chiudersi una porta con il chiavistello. Ho cercato di fare appello a tutta la credibilità che avevo. Finalmente mi tornavano utili i resoconti che mi ero sorbito per anni. I treni notturni sovraffollati, le città color ocra e smog, gli ashram sul fiume, le intossicazioni alimentari. Mi sono chiesto quando avevo cominciato a essere così. A mentire, a fabbricare entusiasmi. Era la prima volta che usavo le app. Mi ero appena trasferito a Londra, non conoscevo nessuno. Avevo la sensazione di essere arrivato in ritardo di un millennio a una festa. Il problema è che l’app non voleva riconoscermi. Continuava a dire che il mio numero non era valido per quella regione, che la mia posizione non esisteva, che la mia data di nascita non rientrava nei parametri. Data analyst agricolo e prompt manager agronomico: come cambiano le professioni Avevo impiegato settimane a capire come funzionasse un profilo decente. Ogni volta che cercavo di cambiare una foto, dovevo ricominciare tutto da capo. Quando ho scritto all’assistenza mi ha risposto un chatbot con nome umano: «Ciao, sono Luca, come posso aiutarti?». Insisteva nel consigliarmi di disinstallare e reinstallare l’app. Gli spiegavo che era la settima volta che ripetevo la procedura. Lui mi ringraziava per il feedback. Il mio ingresso nel mercato globale del desiderio mediato da un ticket numero 847392. Ha strofinato l’angolo del tovagliolo sulle labbra e ha detto «torno subito», girando attorno alla circonferenza del tavolo per raggiungere il bagno. Avrei dovuto far scivolare anche io la tazza per terra, ma la signora si era già presa il mio «non è niente». Ho sospirato e ho dato un sorso enorme, per accelerare la fine di quel tormento. Il chai latte era ormai gelido e disgustoso. Ho posato la tazza delicatamente, ho preso il cappotto dallo schienale e sono andato via. [Missing Caption][Missing Credit]