L’estate letteraria ha bisogno di una botta di psicoanalisi. Al secondo posto della classifica rientra prepotente L’anniversario di Andrea Bajani, fresco vincitore del Premio Strega per Feltrinelli. Un libro che trasforma l’abiura familiare in una forma di vita.

Dieci anni di silenzio con i genitori vissuti come morti in vita. «Da allora ho cambiato numero di telefono, casa, continente, ho tirato su un muro inespugnabile, ho messo un oceano di mezzo. Sono stati i dieci anni migliori della mia vita».

Bajani scrive come se la lingua fosse un’arma bianca: taglia, affonda, separa. Playlist delle scene memorabili: la madre che al primo appuntamento col padre (avendo smarrito l’orologio da polso) si porta una sveglia per non far tardi; la madre che si lava i denti con l’acqua dello sciacquone del gabinetto perché il padre, in vista della partenza per le vacanze, ha già chiuso il rubinetto centrale e lei non vuole dare fastidio; il padre che dopo la sfuriata che ha ferito la moglie alla testa dice al figlio «promettimi che ti laurei», poi confessa di averlo detto perché aveva intenzione di suicidarsi.

Ha scritto Walter Siti su Domani: «Durante l’ultima visita, la madre sulle scale gli ha mormorato all’orecchio – tornerai a trovarci? –; Bajani ci è tornato adesso, con questo romanzo recalcitrante, commovente perché autocastrato, come se il tempo si fosse fermato a quel gomito di scala di dieci anni prima che è rappresentato in copertina (anche il paratesto, qualche volta, può dire la verità)». 

Verrà l’alba, starai bene 

Non basta però questa prosa esatta, cesellata e intensa a scalzare dal primo posto il titolo che pare una playlist del benessere millennial: Verrà l’alba, starai bene Gianluca Gotto (Mondadori).

Il romanzo del fenomeno pop con un titolo che nemmeno Mogol, in un giorno di cattivo umore, avrebbe proposto a Battisti. Qui la sofferenza del vissuto prende l’aereo per Melbourne, si infila in un appartamento trendy e si cura con un’anima affine e una bella camminata di rinascita esistenziale.

Quando lo stress e le ossessioni spingono Veronica, protagonista trentenne in ottima forma, sull’orlo di una crisi distruttiva, l’incontro in una terra lontana con un’altra anima smarrita segnerà l’inizio di un percorso di fuga dal dolore e di rinascita.

Veronica fugge il dolore con la stessa strategia di chi cambia parrucchiere dopo una delusione amorosa. Rinascita per interposta geografia.

Omicidi e tarocchi per Barbara Baraldi

E mentre la vetta della classifica profuma di questa camomilla zen, al terzo posto irrompe il noir baroccheggiante di Barbara Baraldi: Gli omicidi dei tarocchi (Giunti). Un noir onirico ed esoterico, con la precisione logica di un algoritmo e la visione febbrile di un sogno inquieto.

Trieste, la città più filosofica d’Italia, la città del silenzio mitteleuropeo, è teatro di un’indagine tra sorelle perdute, carte arcane e delitti simbolici. Baraldi sa raccontare l’ombra. E lo fa con una scrittura che tiene il lettore sul bordo del precipizio. È una giallista originale che scrive ottime sceneggiature per Dylan Dog.

Questo è un giallo visionario, che si gioca tra l’inconscio junghiano e la cronaca nera da Tg2, con le carte della Temperanza e della Ruota della Fortuna che tornano come monito esoterico nelle mani della commissaria Emma Bellini, costretta a cercare la sorella Maia, cui non parla da anni.

Artista, disegnatrice del mazzo di quelle carte realizzate a mano, appassionata di esoterismo. E con Safir, parola chiave incisa nella mente come una maledizione, si rischia davvero di scivolare nel simbolismo visionario di un mondo in cui i tarocchi non predicono, ma ricordano.

Quando un terzo cadavere viene ritrovato, con un’altra carta accanto, l’indagine diventa una corsa contro il tempo. Mentre Emma segue i fili logici di un enigma che sembra sfuggire a ogni razionalità, Maia rimette mano ai tarocchi per cercare di far pace con il passato. E per ritrovare sua sorella.

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