La mascherata che abusava volutamente di cliché ha dovuto fare a patti con la nuova morale del costume. Così si tenta di far convivere gli antipodi: i residui del maschilismo e le tendenze del progressismo mainstream
- Certo come si fa a non sentirsi solidali coi poveri autori di La pupa e il secchione attualmente in onda su Italia1? Quando il programma esordì, 15 anni fa, era intonato al registro della farsa: c’erano ragazze belle e sceme, secondo il cliché dell’oca giuliva, e intellettuali nerd pallidi e stortignaccoli.
- Ora, 15 anni dopo, la situazione sotto il cielo del costume è radicalmente cambiata. Innanzitutto perché la parità di genere è ormai un intrasgredibile dogma (più negli intenti che nella realtà), dunque alle pupe e ai secchioni si dovevano per forza affiancare i pupi e le secchione.
- Il disperato equilibrismo degli autori può contare su un buon materiale umano, ma la scommessa di inventarsi un kitsch impegnato non si può dire vinta; resta una trasmissione sconclusionata, incerta tra game e reality.