Da qualche anno il festival europeo è un successo anche in Italia: ma non è paragonabile a Sanremo. Dopo la settimana di attenzioni virali, tutto sarà dimenticato in fretta
L’austriaco JJ ha vinto l'Eurovision Song Contest 2025.
E così, come ogni anno, per l’intera settimana l’Europa si è fermata davanti allo spettacolo più sfavillante del continente. L’Eurovision Song Contest è un prodotto studiato chirurgicamente – sia dal punto di vista musicale sia per le sue stravaganze – per bucare l’algoritmo prima ancora del palco.
Per sette giorni tutto diventa virale: meme, outfit improbabili, balletti coreografati per TikTok (e ovviamente anche le questioni geopolitiche). Ma più di un festival della canzone, quello che rimane è un concentrato di fama musicale da social.
È uno show pensato proprio per questo: per servire questa nuova concezione musicale costruita per lo streaming, in cui a convincere deve essere innanzitutto quello che in marketing si definisce “effetto wow”. Ovvero, un bagliore improvviso, così abbacinante anche se è destinato a spegnersi. Cosa resta poi, dopo la viralità e le provocazioni?
Quali dei vincitori degli ultimi anni riuscireste a cantare, o anche solo a nominare?
Nulla è come Sanremo
Ovviamente questo è un discorso che parte da un punto di vista profondamente italiano. Nel resto d’Europa – e ancora di più nel mondo anglofono – ci sono delle differenze e l’Eurovision è pur sempre una vetrina planetaria. Da questo palco è partita la cavalcata internazionale dei Måneskin. Quattro anni dopo la vittoria, il cantante Damiano David ha appena pubblicato il suo album da solista.
Invece, in Italia nulla è paragonabile al festival di Sanremo. Ci provano gli italiani a innamorarsi del fascino multiculturale dell’Eurovision, e per sette giorni ci riescono. Però questo fascino dura quanto dura un reel, scorre e sembra inesorabilmente legato alla nostra infima soglia dell’attenzione.
Un festival diverso
Dunque, l’Eurovision – per quanto riguarda l’Italia – si è dimostrato anche quest’anno l’esatto opposto di Sanremo. Se il festival ligure è un rituale nazionale che plasma l'immaginario per mesi, l’Eurovision è un evento che vive nell’istante. Un contenuto “usa e getta” che rimbalza su TikTok, si incolla alle storie su Instagram e svanisce con la stessa rapidità con cui è nato. Come se la musica fosse solo un pretesto per un fenomeno di costume.
Eppure, in questa settimana qualcosa si intravede. Si capisce il potenziale di uno spettacolo con standard altissimi, di una macchina mediatica che nel mondo funziona. Da qui torna spesso la proposta di avere in Italia una manifestazione parallela, diversa da Sanremo, più orientata all’immaginario globale, al linguaggio digitale e all’internazionalità.
Intanto, quanto meno all’Ariston hanno preso dall’Eurovision alcune scelte televisive che hanno permesso una resa più dinamica. Il regista utilizza CuePilot, un software che regola la scelta delle scene riprese delle videocamere. Era stato sviluppato qualche anno fa appositamente per l’Eurovision, ma ora viene utilizzato anche per Sanremo.
In sostanza, permette di programmare in anticipo – e con estrema precisione – gli stacchi fra le varie videocamere, sapendo già quali saranno i movimenti e le inquadrature. Significa però che dietro alle quinte c’è un lavoro impressionante di programmazione, in cui tutto quanto è calcolato al millesimo, provato e riprovato, per non sbagliare.
Momenti virali
Resterà dunque la sensazione di uno spettacolo così perfetto da risultare quasi artificiale, anche nei suoi imprevisti, destinati a diventare virali.
E possiamo farne qualche esempio: gli stereotipi sull’Italia di Tommy Cash ed “Espresso Macchiato”; il successo della Svezia con un inno alla sauna (con tanto di ballerini in asciugamano sul palco e una grigliata di salsicce); l’enorme microfono dorato della finlandese Erika Vikman; la cantante montenegrina che stona fino ad assomigliare un gallo; le allusioni sessuali dell’Australia.
Tutto questo sembra già ideato a monte per arrivare su TikTok. E per lì restarci, per una settimana, fino a sparire subito dopo.
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