Dietro le canzoni pop e gli show spettacolari, l’Eurovision riflette tensioni geopolitiche, rivendicazioni simboliche e desideri di riscatto. Dalla ballata di Yuval Raphael alla sauna virale dei KAJ, ecco chi può vincere quest’anno a Basilea e perché questo evento resta un termometro del nostro tempo
Non c’è nulla di più serio della musica leggera, se è vero che ogni rivoluzione ha sempre una sua colonna sonora, come ogni amore, ogni lutto, ogni momento davvero significativo che riguarda la vita. Forse è anche per questo che l’Eurovision Song Contest rimane uno strano specchio per il mondo, in cui si riconoscono culture musicali spesso diversissime, ma in cui anche la geopolitica fa sempre capolino.
Succede anche perché la divisione fra nazioni favorisce le tifoserie e la protesta verso i nemici, spesso con richieste di boicottaggio. Ma anche perché l’Eurovision segue sempre un’illusione: vuole essere uno spettacolo pop, allontanando tutto ciò che riguarda la politica. Così ottiene spesso l’effetto contrario, dando rilevanza a ogni tentativo di ribellione alla censura. Già la presenza (o l’assenza) delle varie nazioni assume un significato simbolico, caricando talvolta i cantanti di un peso che non vorrebbero affatto. O che talvolta cercano appositamente.
Succede ovviamente in senso negativo, ma talvolta anche positivo. Nel 2022 l’Ucraina ha vinto con la Kalush Orchestra, sulla spinta dell’emozione per la guerra. Un anno fa, Eden Golan di Israele è stata fischiata a ogni esibizione, riuscendo però poi ad arrivare in quinta posizione, a un passo dal podio (e con parecchi voti dal pubblico a casa).
Anche quest’anno è la cantante di Israele a essere protagonista delle cronache. Yuval Raphael è sopravvissuta al massacro del 7 ottobre, ed è stata accolta a Basilea – per la fase finale dell’Eurovision, in corso in questi giorni – con le minacce di alcuni manifestanti: c’è chi le ha sputato contro e chi ha mimato il gesto di una gola tagliata. Per questo l’emittente pubblica israeliana Kan ha presentato una denuncia alla polizia svizzera.
Universale e apolitico
Ma la protesta contro la partecipazione della delegazione israeliana non si limita alle vie di Basilea, dove sono comparse bandiere palestinesi e lo striscione “Welcome to Genocide Song Contest”. Anche altri cantanti hanno inviato una lettera di protesta, sostenendo che la delegazione di Israele dovesse essere esclusa, esattamente come avviene per quella russa.
La risposta di Ebu, l’organizzazione internazionale che unisce gli operatori pubblici e privati del settore televisivo e radiofonico, e che organizza l’Eurovision, ha ribadito lo stesso copione di sempre: l’Eurovision è un evento universale e apolitico. Come se non fosse tutto politica, anche una canzone pop o la storia personale di chi la canta.
Il festival degli alieni
Poi però quando si accendono i riflettori si torna a parlare anche delle canzoni. Dall’Italia ci si accorge di quanto sia diverso questo festival, rispetto a quello di Sanremo. Se all’Ariston Lucio Corsi sembrava un alieno, diverso da tutti gli altri per la sua personalità fiabesca, all’Eurovision quanto meno gli alieni sono molti di più.
In questa guida cerchiamo di capire chi sono i favoriti per la vittoria finale, considerando anche quelle che sono le previsioni dei bookmaker.
SVEZIA - KAJ con Bara bada bastu
Se la chiave per il successo all’Eurovision è l’ironia, si capisce perché gli svedesi siano i favoriti. La loro esibizione è teatrale, cantata in un dialetto svedese, e sembra costruita per diventare virale su TikTok. È un’ode alla cultura finlandese della sauna (e ha scalato la classifica sia in Svezia sia in Finlandia). Il trio è originario di Vörå, nella regione dell'Ostrobotnia, in Finlandia, e il senso della canzone è semplicemente questo: «Faremo una sauna, sauna. Il vapore spazza via tutto lo stress».
AUSTRIA – JJ con Wasted Love
Con un feeling completamente diverso rispetto alla Svezia, l’Austria propone una ballata intensa, malinconica e per certi versi onirica, con impreviste virate techno sul finale. La interpreta un giovane controtenore, Johannes Pietsch, noto come JJ. Il brano combina pop e lirica, attraverso una formula che ha sempre un certo successo internazionale (come sa il Volo). Il testo racconta classicamente un amore non corrisposto: «C’è un dolore particolare nel possedere un amore immenso da donare, senza però avere un luogo in cui possa arrivare».
FRANCIA – Louane con Maman
È qualche anno che la Francia insegue la vittoria dell’Eurovision, con alterne fortune. Un anno fa Slimane era arrivato quarto; ma soprattutto nel 2021 – anno in cui vinsero i Måneskin – Barbara Pravi arrivò seconda. Quest’anno tutto è nelle mani di Louane, cantante che ha partecipato a “The Voice” e che ha già ottenuto un certo successo in Francia. Soprattutto canta, in francese, il tema universale della maternità. E la prima esibizione l’ha fatta allo Stade de France di Parigi, nell’intervallo della partita di rugby fra Francia e Scozia.
BELGIO – Red Sebastian con Strobe Lights
Questa è forse una delle canzoni più classicamente da Eurovision: musica elettronica che sembra costruita per andare a tempo con il battito delle mani del pubblico. È un inno alla libertà giovanile, a quelle serate che iniziano in un modo, ma non è facile prevedere il finale. Forse è un po’ immatura, ma talvolta la classifica premia anche quei brani che sono semplicemente divertenti.
PAESI BASSI – Claude con C’est la vie
I Paesi Bassi nel 2024 sono stati squalificati per un brutto caso che ha riguardato il loro artista, accusato di molestie nei confronti di una rappresentante dello staff. Hanno quindi tutto l’interesse per cercare un riscatto. Ci proverà Claude: originario del Congo, si è trasferito nei Paesi Bassi all’età di nove anni. La canzone è dedicata a un genitore, nel suo caso – ha dichiarato – è la madre.
IRLANDA – Emmy con Laika Party
Alcune canzoni prendono strane traiettorie: come è successo a Emmy, cantautrice norvegese rifiutata nella sua madrepatria, ma accolta a braccia aperte in Irlanda (dove ha vinto l’Eurosong, il festival locale). In questo caso si è in pieno immaginario pop: la protagonista è la cagnolina sovietica Laika, che dopo aver orbitato nello spazio – come primo essere vivente proveniente dal pianeta Terra – non ha avuto una fine tragica, ma è entrata in una nuova dimensione dando via alla più grande festa di sempre.
SPAGNA – Melody con Esa Diva
Non partiva fra le favorite, ma ha iniziato a guadagnare posizioni dopo le prove, anche per il peso simbolico di un testo che tratta l’empowerment femminile. Rispetto alla versione spagnola, il brano ha avuto qualche aggiustamento per renderlo più appetibile al mercato internazionale.
ISRAELE - Yuval Raphael con New Day Will Rise
Parlando della musica, il brano è una ballata pop non troppo originale, ma ben interpretata. Parlando del testo, si parla di resilienza e rinascita. Ma tutto questo assume un significato diverso considerando l’esperienza della cantante, sopravvissuta al massacro del 7 ottobre. Come detto, la sua partecipazione ha suscitato proteste, che difficilmente non avranno un’eco anche durante le esibizioni. Eppure, un anno fa la cantante israeliana – altrettanto contestata – aveva ottenuto un sacco di voti dal pubblico.
ESTONIA – Tommy Cash con Espresso macchiato
Il gusto della provocazione gli ha permesso di avere un’imprevista visibilità italiana, ma difficilmente riuscirà a distinguersi a livello internazionale. Forse però Tommy Cash si accontenta di questo: di aver rappresentato una caricatura dell’Italia, e di essere stato accolto in Italia come un fenomeno. Che sparirà a breve (nonostante l’omaggio di Tony Effe).
ITALIA – Lucio Corsi con Volevo essere un duro
La poetica di Lucio Corsi supera l’ostacolo linguistico ed è pronta ad accogliere un pubblico più ampio di quello che avrebbe mai immaginato. Le atmosfere glam rock possono avere un interessante risvolto internazionale: difficilmente riuscirà a vincere, ma forse non è il vero obiettivo.
Gli altri
Talvolta l’Eurovision premia anche l’outsider. Come potrebbe essere la canzone dark pop, con influenze elettroniche, della Croazia (Marko Bošnjak con Poison Cake): un brano che affronta temi di vendetta e liberazione personale, partendo da un contesto fiabesco.
Interessante la proposta indie rock del Portogallo (Napa con Deslocado), che affronta con atmosfere malinconiche il tema della nostalgia di casa. Rispetto a tanta elettronica, qui ci sono chitarre e armonizzazioni. Lo stesso anche per il brano Bird of Pray degli ucraini Ziferblat (che a tratti ricordano i Queen).
Per l’Albania (Shkodra Elektronike con Zjerm) si torna in un più classico mix fra musica elettronica e tradizione locale. Prettamente dance anche la proposta finlandese con Erika Vikman.
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