Una situazione così difficile per la musica in Italia non si era mai verificata. Ci sono poche multinazionali con bilanci in crescita, mentre migliaia di piccole realtà musicali indipendenti ed emergenti registrano gravi perdite economiche.

Il settore musicale e dello spettacolo dal vivo ha perso 70mila lavoratori. È evidente che l’intero comparto versa in uno stato di crisi gravissimo, per questo il coordinamento StaGe! ha scritto al ministero dello Sviluppo economico per aprire ufficialmente un tavolo di crisi che coinvolga anche ministero della Cultura, il ministero del Lavoro e il ministero dell’Economia. 

La crisi in numeri

Il comparto musicale e dello spettacolo registra una perdita di forza lavoro del 30 per cento, circa il 50 per cento degli spazi dedicati alla musica dal vivo e ai festival musicali è a rischio chiusura definitiva, autori, editori e produttori musicali hanno perso quasi il 70 per cento degli introiti, mentre i concerti hanno registrato una perdita di incassi di oltre il 90 per cento. Sono i dati drammatici di un settore durante colpito dalla pandemia. E sono numeri gravissimi che dovrebbero sollecitare interventi urgentissimi.

Il Coordinamento StaGe! rappresenta la filiera della musica e spettacolo dal vivo indipendente ed emergente, raduna oltre cento associazioni di imprese, artisti e lavoratori del settore, e di fronte a questa situazione esprime prima di tutto il disagio e la delusione di tutto il comparto.

Le risposte del governo al momento sono ancora insoddisfacenti e carenti, disattendono le richieste di aiuto economico da parte delle imprese, degli artisti, dei lavoratori e delle associazioni di rappresentanza del settore.

Il governo dia risposte

L’ultimo decreto Sostegni e il bando del Fus, il Fondo unico dello spettacolo, in scadenza, oltre ad altri bandi di cui si attende l’esito finale, non soddisfano in alcun modo la filiera della musica indipendente e di intrattenimento. Il settore chiede a gran voce anche l’uscita di nuovi bandi.

La filiera realizza circa il 70/80 per cento delle produzioni italiane, la compongono migliaia realtà imprenditoriali, di artisti e lavoratori coinvolti direttamente e indirettamente, ma riceve al massimo il 20/30 per cento dei fondi. Il restante, infatti, viene destinato a poche grandissime realtà, spesso straniere, con bilanci in positivo e che, in questi due anni di pandemia, rischiano di ritrovarsi in mano tutto il mercato.

In questi giorni, segno di una situazione veramente gravissima, abbiamo ascoltato gli appelli lanciati da alcuni grandi artisti italiani, provenienti dal settore indipendente e quindi ben consci della realtà, come Coez, Salmo, Piotta, Ultimo e Tommaso Paradiso. Anche loro toccano con mano la mancata ripartenza del settore. Il rischio è che si fermino lo scouting, l’innovazione e la ricerca, e che tutto venga consegnato nelle mani di aziende straniere multinazionali, le uniche che registrano ancora della crescita. Con la fine della pandemia, e se non si interviene ora con la massima urgenza e interventi straordinari, potremmo ritrovarci in una situazione in cui le produzioni, il digitale e il live saranno appannaggio esclusivo di grandi aziende.

Le richieste

Si destinino alle piccole realtà le risorse dei quattro bandi del 2021 che ancora non sono state assegnate, si aiutino le imprese del settore a partecipare ai bandi del Piano nazionale di ripresa e resilienza per l’innovazione delle sale, i borghi turistici e le periferie. 

Si prevedano dei bandi specifici per risarcire tutti coloro che non hanno lavorato durante la pandemia: organizzatori, agenzie e booking, club, locali, discoteche, balere, circoli, artisti, dj, orchestre e band, impianti tecnici audio e luci, uffici stampa, social media manager, fotografi, videomaker, autori, editori e produttori. Parliamo di circa 200mila persone tra imprese, artisti e lavoratori, diecimila eventi cancellati, duecentomila lavoratori indiretti impiegati nei servizi.

I festival

Non si escluda nessuno, come ha detto Dargen D’Amico nel suo appello al governo durante la finale del festival di Sanremo. Si sostengano con un intervento straordinario i festival musicali storici e i club dal vivo storici come è stato fatto per i carnevali storici. Sono realtà che fanno parte dell’identità e della cultura dei territori e sono un forte polo di attrazione turistica.

Infine, si retribuiscano i 600 volontari che lavoreranno “gratis” per l’Eurovision song contest a Torino svolgendo, in realtà, un’attività lavorativa significativa come guide turistiche, hostess e steward, accompagnatori e receptionist, assistenti amministrativi, coordinatori di sale stampa e tanto altro. Attendiamo una risposta con la massima urgenza affinché non si cancelli totalmente tutta la filiera del Made in Italy dell’innovazione e dello scouting della musica.

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