la parola “surreale”

Senza cultura alla politica resta solo il nulla degli slogan

Illustrazione di Dario Campagna
Illustrazione di Dario Campagna
  • Avete notato che questo è il grande momento dell’aggettivo “surreale”? Si sente in televisione, si legge sui giornali e sulla rete. In questi esempi intende esprimere protesta, disprezzo, riprovazione, impazienza.
  • Il concetto è squisitamente avanguardistico. Surreale, nella visione di André Breton, era una realtà più estesa, più stratificata: una realtà che desse diritto di cittadinanza ai misteri della psiche e che riconoscesse più spazio alla possibilità che alla probabilità.
  • Se i politici non hanno cultura, la politica stessa non ha cultura, poiché si ritrova priva di lingua, di metafore, di visioni. Le restano solo gli slogan, cioè il nulla.

Avete notato che questo è il grande momento dell’aggettivo “surreale”? Si sente in televisione, si legge sui giornali e sulla rete. Piace soprattutto ai commentatori sociali, a certi giornalisti, che lo usano, forse prendendo spunto dal «surreal» dell’anglo-americano, come sinonimo di “assurdo”, “insensato”, “inaccettabile”, “ridicolo”, “riprovevole”, “infondato”, “paradossale”, “contraddittorio”, “fuori luogo” o, semplicemente, “stupido”; o, ancor più semplicemente, “pazzesco”. Piace a un capo

Per continuare a leggere questo articolo