Mi trovo a parlare con un gruppo di ragazzine delle medie. Stanno descrivendo in modo ironico i maschi della loro classe, non riporterò cosa dicono esattamente, perché non tutto quello che dicono è gentile. Del resto, se dicessero solo cose gentili, sembrerebbero degli automi: la preadolescenza prevede una certa dose di brutalità, anche e forse soprattutto nei rapporti fra maschi e femmine.

Si tratta di un passaggio obbligato, e per quello che vedo io nulla è cambiato negli anni, anche quando ci poniamo all’interno degli ambienti “illuminati” (quelli in cui i genitori hanno passato tutta l’infanzia dei figli a cercare di trasmettere valori che considerano progressisti).

A un certo punto le ragazzine tirano fuori un concetto interessante: la sindrome del protagonista (sono ragazzine anglofone, dunque parlano di “main character syndrome”). A quanto pare vari maschi della loro classe sono affetti da questa sindrome. Chiedo loro cosa intendano.

Il fenomeno

Mi raccontano di uno che per esempio arriva in classe spesso in ritardo, facendo strani versi e sbadigli per farsi notare. Se l’insegnante lo rimprovera (come è ovvio che accada) lui si siede in maniera teatralmente composta e guarda il banco con aria lugubre.

Insomma, crea tutta una scena: un ingresso sul palcoscenico, una serie di gesti. Oppure c’è un altro ragazzino che durante la lezione deve sempre dire, a un certo punto, con tempismo, una frase del tutto fuori luogo, e molto elaborata, per far voltare tutti.

Le ragazzine in verità non sanno spiegarmi bene cosa intendano per “sindrome del protagonista”, è un concetto che arriva loro da internet, ma per istinto sentono che questo è quello che stanno osservando. Chiedo se ci sia qualche femmina che ha quella sindrome. Mi rispondono «Nooooo». Ora naturalmente non posso dirvi se mentano, se si proteggano per spirito corporativo. E comunque l’aneddoto finisce qui.

La “sindrome del protagonista” è un termine che è diventato di uso comune su TikTok per descrivere la tendenza a comportarsi come se si fosse, appunto, i protagonisti di una storia. Potremmo parlare di egocentrismo, o tirare fuori il termine (spesso abusato) di narcisismo. Ma a parte le etichette più o meno sballate, atteniamoci al fatto che parliamo di qualcosa che riguarda l’essere attori di quella serie televisiva che è la vita.

Chi ha questa sindrome cerca continuamente l’attenzione e l’approvazione degli altri (oppure una drammatica disapprovazione), come se tentasse di tenere incollati gli spettatori al “proprio” schermo. Vedere gli altri come attori di supporto. Entrare in conflitto con chi abbia prospettive diverse, poiché si considera “la propria trama” come la più importante. Non serve essere dei fini analisti per concludere che, al di là della valenza scientifica, si tratta di una sindrome che descrive bene la nostra epoca.

I risvolti nel marketing

In economia si osserva da tempo la sindrome del protagonista, che rende il consumatore facile preda del marketing più becero. Le persone tendono a dare priorità alle proprie preferenze, necessità ed esperienze, percependosi (altra parola chiave della contemporaneità) come i protagonisti principali del panorama sociale.

Questo punto di vista egoriferito può portare a valutazioni distorte di prodotti e servizi: dare molta importanza ai beni che si allineano alle nostre aspirazioni, anche se offrono un’utilità o hanno una funzionalità limitata. Gli operatori del marketing sfruttano questa tendenza: far vibrare l’anima dei consumatori.

La sindrome gioca anche un ruolo cruciale nelle abitudini di spesa. Le persone talvolta spendono molto per rafforzare la propria immagine o identità desiderata: acquistare (pure quando non si hanno i mezzi) beni costosi, per poi proiettare un’immagine di successo, sentendosi i protagonisti di una storia di abbondanza, prestigio, eleganza.

Anche nel mercato delle idee tendiamo a privilegiare i concetti che ci rendono protagonisti. Ho perso il conto delle polemiche nate perché, mentre si cerca di capire cosa sia meglio per la società, ci si ritrova ad ascoltare una lista di “A me questo non è successo, a me questo non accadrebbe mai”.

Ogni idea passa attraverso il setaccio dell’esperienza personale, del vissuto. Della trama individuale. Ma anche collettiva. La sindrome del protagonista contribuisce a fenomeni come il comportamento gregario. Seguendo una folla, gli individui assumono collettivamente il ruolo di protagonisti di una vicenda epica, euforica. Il rischio in tal caso è quello di cadere tutti insieme nella rupe, come pecorelle sbadate.

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