A volte sembra di assistere all’alba di una nuova virilità. Poi invece arriva Mark Zuckerberg. L’aggressività che sostiene manchi alle aziende però somiglia a quella che si ritrova in M.
Mentre lo scorso fine settimana ero a cena con alcune amiche in un ristorante di Modena – ed ero di ottimo umore finché un cameriere si è categoricamente rifiutato di portarmi il parmigiano per i tortellini in brodo perché “noi non ce lo mettiamo” – in una chat di WhatsApp che condivido con le suddette amiche e i vari maschi a cui ci accompagniamo, ci arriva una foto dalla cena dei fidanzati che si stava svolgendo in contemporanea a Milano a casa di uno di loro.
Era la foto di un piatto appetitoso e la didascalia recitava: «risotto con mandarino cinese, burrata, tartare di scampi e ricci di mare» e si concludeva con l’emoticon della manina posh con le unghie smaltate di fresco.
Ma guarda che bravi, ci siamo dette fra di noi, mentre cercavamo di capire come aggirare l’annoso problema dell’embargo sul parmigiano e ci facevamo fumare la testa nel tentativo di ricordarci l’ultima volta che avevamo cucinato qualcosa, non solo qualcosa di così sfizioso. Per una di noi la risposta era “mai”, un’altra mangia solo insalate in busta da anni e io sono considerata la cuoca del gruppo solo perché a casa faccio una torta ogni sei mesi.
Certo, abbiamo tutte dei lavori a tempo pieno, ma questo vale anche per i nostri partner, che però a differenza nostra si divertono a fare la spesa al mercato e si ritrovano a preparare mangiarini in apparenza incompatibili con le partite di calcio che li portano sotto lo stesso tetto almeno una volta a settimana. Sono questi i maschi del terzo millennio? Esiste una nuova virilità? Sono evoluti loro o sfessate noi?
Le energie di Zuckerberg
Ci ho rimuginato un po’ nei giorni successivi, soprattutto dopo che Mark Zuckerberg è andato a dire a Joe Rogan – conduttore di uno dei podcast più famosi del mondo, nota cloaca a cielo aperto – che al giorno d’oggi non si celebra abbastanza l’aggressività e che nelle realtà aziendali percepisce una certa carenza di “energia maschile”, qualsiasi cosa essa sia, soprattutto nella testa di un miliardario reazionario a cui con ogni evidenza non cresce la barba.
Meta cambierà alcune cose, ha annunciato Zuckerberg, e nessuna per il meglio: meno attenzione alla diversità, dice, forse in favore di questa fantomatica energia maschile. Non ho neanche il tempo di farmi mezza opinione a riguardo che Facebook mi comunica che ha rimosso un mio post del 2021 perché violava gli standard della community.
«Non consentiamo alle persone di condividere o inviare immagini di nudo o atti sessuali» mi comunica la pagina di approfondimento che consulto per capire cosa mai posso aver postato di così offensivo quattro anni fa, soprattutto considerato che non uso Facebook da almeno dieci anni. C’è un breve elenco di «pratiche che non consentiamo»: mostrare le natiche o i genitali di qualcuno; mostrare o fare riferimenti impliciti ad atti sessuali; mostrare capezzoli femminili, tranne che per parlare di allattamento al seno, dei momenti successivi al parto, della salute e degli atti di protesta; mettere il parmigiano sui tortellini in brodo.
Percepisco un po’ di energia maschile nell’aria, ma fatico a immaginare in che modo io, la donna che non esce di casa senza la maglia della salute, possa aver trasgredito a questi principi. Poi realizzo che da anni Facebook è solo il luogo in cui finiscono in automatico i miei post di Instagram e così da Instagram, che è sempre di Meta ma forse è un po’ meno in balia dell’energia maschile di Zuckerberg, risalgo a marzo 2021 e scopro che la foto scandalosa in questione è ancora lì e mi ritrae con due pere Abate sorrette ad altezza del seno, rigorosamente sopra un maglione di lana tutto fuorché sexy.
La censura retroattiva di questa sapida gag mi sembra un filo pretestuosa, ma non è nemmeno qualcosa per cui mi sento di scandalizzarmi: in una scala che va da stupido automatismo dell’algoritmo a rabbia furibonda per la negazione del formaggio a tavola, sono molto più vicina al primo livello di indignazione.
Prevaricazione?
Quella sera guardo le prime due puntate di M, la serie su Mussolini, che forse piacerebbe a Zuckerberg perché c’è aggressività a pacchi – squadrismo, stupro, un sacco di uomini che sbraitano – e gronda un’indiscutibile energia maschile. Sono abbastanza sicura che nessuna donna abbia mai fatto né mai farebbe una cosa del genere, mi ritrovo a pensare mentre guardo orde di fascisti pestare, sparare, ammazzare senza nessuna pietà, alla fine del secondo episodio.
Prevaricare a qualsiasi costo, è questa l’energia maschile a cui pensa Zuckerberg? E qual è, in questo scenario, l’energia femminile che possiamo contrapporvi? La remissione, la seduzione, l’inganno? O nel monte Rushmore dei maschi più potenti del mondo non è previsto uno spazio neanche per la più stereotipata delle femminilità? In effetti, come abbiamo imparato da quel film magnifico che è The Social Network, Facebook è nato per schedare le compagne di classe di Harvard, mica per scambiarsi le ricette dei risotti gourmet.
Alla fine il parmigiano sui tortellini l’ho messo comunque, perché le amiche che avevano ordinato le tagliatelle al ragù lo avevano ricevuto per gentile concessione dello chef talebano e me lo hanno passato di nascosto.
Ne ho messo tantissimo come faccio sempre, come avrei fatto anche con il risotto al mandarino cinese, come continuerò a fare finché morte non ci separi, e mi sono premurata di lasciarne una spolverata sul fondo del piatto per lanciare un messaggio in cucina, giusto perché un biglietto con scritto “fottiti” sarebbe stato un po’ troppo didascalico. Per non parlare dell’aggressività e dell’energia maschile che avrei potuto inavvertitamente diffondere nel locale.
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