Destra e sinistra mantengono una loro identità nelle viscere della società italiana, anche se hanno assunto nel corso degli ultimi anni profili differenti. In termini valoriali, nella sinistra, ritroviamo un bricolage di riferimenti ancorati a antifascismo, ambientalismo, riformismo, progressismo, ma anche comunismo, socialismo o socialdemocrazia.

Se dai tratti identitari politici passiamo ad alcune issue valoriali, il patchwork che caratterizza la sinistra oggi è marcato da: antirazzismo (83 per cento contro 41 per cento a destra), solidarietà (93 contro 67 per cento), no al leaderismo (19 per cento favorevole al leader forte a sinistra contro il 71 a destra), no al laissez-faire in economia (47 per cento rispetto al 22 di destra).

Cosa pensano gli italiani

Le persone che si collocano a sinistra si dicono anche più sensibili ai temi dei diritti di quarta generazione (42 per cento contro 11), della distribuzione della ricchezza (44 per cento contro 19) e del valore del collettivo (66 contro 50). Nel corso degli ultimi venti anni abbiamo assistito anche a una significativa inversione di campo.

All’inizio degli anni Duemila si affermava che la sinistra era quella che aveva “messo in discussione il pensiero unico sulla globalizzazione capitalistica” (Fausto Bertinotti). Oggi, però, l’avversione alla mondializzazione è argomento che alimenta maggiormente le pulsioni valoriali della destra.

La globalizzazione è ritenuta un danno per la nostra economia dal 68 per cento di persone che si collocano a destra rispetto al 38 di sinistra. Essa, inoltre, è percepita come una minaccia per le nostre società dal 69 per cento di destra, contro il 51 di sinistra. La chiusura agli immigrati (75 per cento a destra contro il 27 a sinistra) e la percezione di vivere in un mondo pieno di ingiustizie (81 per cento a destra rispetto al 71 a sinistra) marcano maggiormente le sensibilità della destra.

A tracciare un’ulteriore linea di demarcazione tra i due schieramenti sono le aspirazioni. Mandare i figli alle scuole private straniere piace più alla sinistra (19 per cento) rispetto alla destra (10 per cento), come cenare in un ristorante stellato è un tratto aspirazionale più di sinistra (8 per cento) che di destra (5 per cento).

La figura del manager di successo è impressa nell’immaginario di sinistra (19 per cento contro il 15 in quello di destra), mentre quella dell’imprenditore vincente prevale a destra (28 per cento contro 22). A sinistra permangono l’importanza di conoscere degli intellettuali (24 contro 9 a destra), la green economy (31 contro 11) e il maggior ruolo femminile nella società (19 per cento contro 8).

A destra, invece, aleggiano la sensibilità per le tasse (50 per cento contro il 37 a sinistra); la spinta all’autonomia locale, che è più del doppio rispetto alla sinistra (20 per centro contro 6); così come l’avversità ai poteri forti (25 per cento a destra contro il 20 a sinistra). Tra le aspirazioni di destra troviamo quella di avere conoscenze importanti (80 per cento contro 58), di possedere sempre una bella macchina nuova (69 per cento contro 49) e quella di crearsi la propria impresa (71 per cento contro 58).

Non mancano, poi i tratti in cui i due schieramenti non mostrano peculiari differenze: dare spazio ai giovani non scalda i cuori di entrambi (19 a destra e 20 per cento a sinistra); più pubblico e meno privato è un refrain che piace poco a tutti e due (11 per cento), avere la barca piace in egual misura nei due blocchi (27 per cento), così come mangiare vegano e la scelta del biologico convince allo stesso modo entrambe le basi sociali.

Complessivamente, destra e sinistra sono contenitori valoriali in transizione e in via di assorbimento all’interno di due nuove polarità politico-identitarie: immunitas e communitas. Se la propensione all’immunizzarsi, al “noi prima degli altri” ha pienamente dispiegato le ali della sua offerta politica a destra, il ridisegno di una nuova dimensione identitaria della sinistra è ancora in fieri.

Essa stenta sia a far propri i tratti di una progettualità politica e sociale capace di sviluppare una nuova dimensione di comunanza umanistica, sia a concepire il suo posizionarsi come una sfida egemonica, prima che governativa. Per ora la sinistra si mostra più come un’espressione di resilienza ai mutamenti in corso, che come una nuova piattaforma politico-identitaria volta a proporre una visione del mondo, del futuro e del paese.

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