- Alcuni allora lessero Un amore come un cedimento di Buzzati alla narrativa di consumo, sulla scia magari delle fortune commerciali della Noia di Moravia e della Lolita di Nabokov, o come una distrazione in un “momento di stanchezza creativa”.
- Buzzati aveva davvero scritto quel romanzo osceno e scabroso? Dov’era finita la sua prosa misurata? Chi era quest’uomo che si strugge per una prostituta da ventimila lire?
- «Mi illudo che chi leggerà il libro si renderà conto fin dalle prime pagine che a dettarlo non è stata la moda ma qualcosa di molto più serio», dichiarò Buzzati.
Quando in un tardo pomeriggio del 1963 Dino Buzzati presentò il suo nuovo romanzo alla libreria Einaudi in Galleria Manzoni, a Milano, una signora del pubblico chiese la parola: «Come ha potuto lei che ha scritto un romanzo come II deserto dei Tartari scriverne uno come Un amore!». Non si può dire fosse una domanda. Dino Buzzati, a quanto si racconta, non si lasciò scomporre da quella protesta e rispose: «Perché io sono un verme». Dov’era finita la sua prosa misurata? Cos’era questo romanzo erot



