Oggi Shishkin sarà al Meeting di Rimini per discutere di autoritarismo e democrazia con l’intellettuale americano Shadi Hamid.

La sua è stata per decenni una delle voci più autorevoli del dissenso russo. Di recente sembra aver perso però la speranza in un cambiamento del paese in senso democratico. Ha scritto che una nuova nascita del paese può avvenire solo «attraverso la distruzione totale del regime di Putin».

Per trasformare la Russia in senso democratico occorrono certe condizioni. Primo, una massa critica di cittadini che capisce che cos’è e come funziona la democrazia.

Occorre che siano pronti a vivere in un paese governato dallo stato di diritto. Se la maggioranza vive mentalmente nel passato, nel regno dell’Orda d’oro, una volta che ha la libertà, che però sarà percepita come caos, ricostruirà la sola vita che conosce: una piramide di schiavi governata dal Khan.

È quello che è successo dopo il collasso dell’Urss?

Sì, dopo un periodo di confusione negli anni Novanta, i russi si sono ricostruiti le stesse baracche in cui avevano vissuto per generazioni. Anche negli anni più liberi e prosperi, l’inizio degli anni Duemila, non più del 20 per cento dei russi aveva un passaporto per andare all’estero. Ora assistiamo al ritorno ancora una volta della classica struttura della società dell’Orda d’Oro, nella quale tutti erano schiavi dello zar e perciò non erano responsabili di nulla. In Russia non c’è davvero la proprietà privata: possiedi qualcosa solo fintanto che sei leale al tuo capo. Se perdi la lealtà, perdi tutto (ricordiamo sempre l’oligarca Khodorkovsky).

Questo significa che non basta rimpiazzare Putin?

In Russia non esiste un potere eletto dal basso, un’altra condizione necessaria in un sistema democratico. Dopo che Putin “scadrà”, il sistema troverà qualcun altro con cui rimpiazzarlo. Il sistema si riproduce e si perpetua.

L’immagine del tiranno è ormai impressa in profondità.

La domanda fondamentale dei russi è: questo zar è vero o finto? Il vero zar porta sempre forza e vittoria, quello finto debolezza e sconfitta. anche oggi la gente ama ancora Stalin e gli dedica monumenti, mentre Gorbachev è detestato. Putin era amato per i suoi trionfi, per la “nostra Crimea”, ora è odiato perché non vince. Il prossimo Putin dovrà dare la colpa di tutte le sconfitte al precedente e cercare legittimazione non da regolari elezioni (la Russia non le ha mai avute) ma dalla vittoria sui nemici.

Si può distruggere il sistema dall’interno?

La maggior parte delle persone che volevano costruire la democrazia in Russia negli ultimi vent’anni sono state incarcerate, uccise, intimidite o costrette all’esilio. Milioni di potenziali cittadini della “bella Russia del futuro”, il famoso slogan di Aleksej Navalny, hanno lasciato la Russia.

L’occidente dall’inizio della guerra ha sostenuto l’Ucraina militarmente con iniziative senza procedenti. Fino a che punto pensa che l’occidente abbia l’obbligo morale e politico di continuare a farlo?

Sostenendo l’Ucraina contro il regime di Putin, l’occidente fa ciò che deve per correggere l’errore che ha fatto in passato quando ha favorito la creazione della nuova dittatura criminale in Russia. Negli anni Novanta e Duemila era ancora possibile aiutare la giovane democrazia russa in un modo molto semplice: mostrando con l’esempio come funziona la democrazia.

Invece cos’è successo?

Fiumi di soldi sporchi sono andati dalla Russia all’occidente, mostrando che dove ci sono enormi somme di denaro in ballo, lo stato di diritto finisce. Senza il sostegno diretto delle banche, degli avvocati, di funzionari corrotti occidentali la formazione della dittatura malavistosa russa sarebbe stata impossibile. L’occidente corrotto era felice dei soldi infiniti di Putin e ha permesso che l’embrione del mostro crescesse fino a diventare un una reale dittatura totalitaria. Le democrazie occidentali devono rendersi conto delle loro colpe nella creazione della dittatura di Putin. Una dittatura ha sempre bisogno di nemici e guerra. Ora che l’occidente ha subito questa guerra deve corregge i suoi errori e aiutare l’Ucraina a ottenere la vittoria.

Qual è il ruolo della società russa in tutto questo? Qualcuno vede i russi come le prime vittime di Putin, altri come complici che non possono essere del tutto assolti.

La Russia oggi somiglia alla Germania durante la Seconda guerra mondiale e in certi casi le analogie sono perfette, penso alla propaganda di Hitler sul grande Reich che somiglia a quella di Putin sul Russki Mir, alla Crimea al posto dei Sudeti, agli ucraini al posto degli ebrei. La popolazione tedesca era vittima o complice del regime nazista? Dopo la guerra i tedeschi si sono giustificati: non sapevamo nulla, eravamo vittime di Hitler tanto quanto le altre nazioni. Sono certo che quando il nuovo Putin darà la colpa della sconfitta al Putin attuale, il popolo russo si giustificherà: non sapevamo niente, pensavamo di salvare i nostri fratelli russi in Ucraina dai fascisti ucraini, siamo vittime di Putin.

Sono complici, dunque.

Tutti quelli che hanno sostenuto apertamente questa guerra, cioè milioni di persone, sono diventati criminali di guerra. Tutti i funzionari pubblici, i magistrati, gli insegnanti, i rettori delle università, i registi, i direttori dei musei e delle biblioteche, hanno dovuto firmare dichiarazioni a sostegno della guerra.

Chi giudicherà i crimini di guerra? I criminali di guerra stessi? Immaginiamo che il tentativo di assassinare Hitler nel 1944 fosse andato a segno e i generali tedeschi abbiamo firmato la pace con gli alleati, prevedendo come condizione la denazificazione del paese. I nazisti sarebbero stati responsabili della nazificazione. Qualcosa del genere attende la Russia dopo la morte di Putin.

Dopo anni di regressione democratica, sembra lo stato di salute della democrazia liberale stia migliorando a livello globale. Joe Biden ha detto che la rotta è finalmente invertita. Crede che sia così?

La democrazia non va e viene come la marea. La democrazia è un assetto della società che rende possibile la lotta per al democrazia stessa. In una dittatura, il popolo non influenza il governo in alcun modo, mentre la democrazia lo fa attraverso le elezioni. I politici devono in qualche modo dare ascolto alle opinioni della gente e attraverso i media è possibile influenzare l’opinione pubblica. Ne ho fatto esperienza in prima persona. Per anni ho parlato sui media svizzeri chiedendo di boicottare le Olimpiadi di Sochi, la Coppa del mondo del 2018 ecc. ma per gli svizzeri era troppo importante mantenere la neutralità, la loro vacca sacra.

Anche nel giorno dell’invasione il presidente della Confederazione ha detto che sarebbe rimasta neutrale e non avrebbe applicato sanzioni. Il giorno dopo sono stato al programma televisivo Arena e ho detto quel che pensavo: l’epoca della neutralità è finita. A quanto pare, le mie parole hanno avuto un peso, perché il giorno dopo il presidente ha annunciato che la Svizzera avrebbe imposto sanzioni. È stata una grande vittoria personale per me. È così che funziona la democrazia: bisogna lottare, ciascuno come può.

L’invasione ha ricompattato l’occidente, ma ha anche allontanato il sud globale, che tendenzialmente è schierato con la Russia. Il vertice dei Brics dei giorni scorsi lo ha mostrato ancora una volta. In sostanza: la maggior parte dell’umanità sta con Putin. Come interpreta questo fatto?

Perché Putin è così amato nel mondo? Non solo perché sinceramente odia quello che molti nel mondo odiano, ma anche perché parla apertamente del suo odio.

Questo odio è sempre lì: odio per la Nato, per l’America, per i diritti, per il matrimonio gay, per la “correttezza politica” e via dicendo. Il mondo vivrà sempre secondo questo principio: il nemico del mio nemico è mio amico. Dopo Putin, qualche altro politico internazionale prenderà il suo posto. Putin non è una persona, è un ruolo. Quando avrà fallito nella sua performance, un altro attore sarà scritturato.

 

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