Queer, politico e distopico: il videogame Dustborn è un cocktail di ingredienti unici, che tocca temi attuali. Ragnar Tørnquist dipinge gli Usa del futuro come un paese di secessionisti, dittature e big tech senza scrupoli
Le parole sono importanti. Lo diceva Nanni Moretti in Palombella Rossa, ma Dustborn lo ribadisce con forza. Il nuovo videogioco, sviluppato da Red Thread Games e pubblicato da Quantic Dream, è un’avventura in terza persona «sul potere del linguaggio», racconta a Domani il game director Ragnar Tørnquist. «È una storia su come la lingua viene adoperata come arma, e su come i social sono stati usati per diffondere disinformazione politica negli ultimi quindici anni». «In Dustborn, questo tema si ar



