«Siamo a Venice Beach e ti pensiamo, era divertente quando era il tuo nome su Instagram». Il messaggio arriva dall’amico assessore Pierfrancesco Maran e sua moglie Nicoletta. Che forse non sanno chi è Lazza, ma non gli sono mai stati così vicini come adesso, visto che il rapper ha appena postato un video da Abbot Kinney Boulevard mentre va sullo skate.

Io invece sono qui alla Rizzoli, in Galleria Vittorio Emanuele, per la presentazione del libro dell’amico psicologo Mattia Cis che ci spiega come mai spesso cadiamo in relazioni che ci fanno male e possono diventare autolesioniste e tossiche. E non ce ne liberiamo pur potendolo fare. Non ho mai visto una sala così piena e così tante domande a seguire.

Sarà che Milano è la città dei single e degli amanti regolari, stando alle statistiche che mi manda settimanalmente Gleeden, il social più famoso del settore. Più tardi l’appuntamento per alcuni sarà in zona Porta Romana, a cena a casa di Mattia e di suo marito, lo stilista Massimo Giorgetti. Una serata, devo ammettere, passata troppo in fretta.

Un po’ per il catering vegetariano Agrofficina arrivato da Rimini, un po’ per le opere d’arte in ogni dove, ma soprattutto perché, dopo mezz’ora circondata da psicologi, l’esperta Anna Bonfanti è arrivata in soccorso a un amico che spiegava al gruppo di aver lasciato la terapia perché si era innamorato dello psicologo. «Ho un paio di nomi adatti a te», ha detto sicura lei. Ed è in quel momento che ho capito che anche io avrei potuto avere quello giusto, magari un centinaio di disastri fa.

La prima di Dago

Mi si nota di più se vengo e sto in disparte, se non vengo affatto, o arrivo prima della proiezione del film, saluto tutti e torno dopo a cena? L’ultima strategia è quella adottata da Giuseppe Cruciani l’altra sera al cinema Anteo, per la prima a Milano del documentario Roma santa e dannata di Roberto D’Agostino con Marco Giusti. A curare l’ufficio stampa c’era Daniela D’Antonio di Freemantle, moglie del regista Paolo Sorrentino, insieme a Paride Vitale, amico di Dago che lo ha aiutato a fare gli onori di casa a Milano.

Beppe Sala, Milena Gabanelli, Antonio Ricci, Marco Balich e Linus sono i primi che ho visto arrivare. Di fianco a me ho notato Roberto Formigoni, e poi, poco più avanti, Carlo Sama e pure Luca Guadagnino.

C’erano talmente tanti volti noti che a un certo punto ho temuto per un attentato: ma forse era il mio inconscio che lo sperava. Il documentario è di quelli che dovrebbero vedere tutti, anche i nati dopo il 2000 che non hanno idea di ciò che abbiamo passato noi.

Ho riso al racconto di Carlo Verdone sul primo Festival di Poesia del 1979. Di fianco a me c’era l’artista Simeone Crispino che a Dino Vannini di Sky Arte, una fila sopra, ha confidato di essere stato lì quando è crollato il palco per l’assalto del pubblico alla pasta e fagioli. Il doposerata è proseguito nel foyer con Victoria Cabello, Caroline Corbetta, Saturnino, la scrittrice Ottavia Casagrande, Giuseppe Cruciani, Sebastiano Lombardi e Chiara Imperiali, Paola Manfrin e pochi altri.

Con D’Agostino in splendida forma. Tanto che, superata la mezzanotte, con insperata saggezza, ho accettato un passaggio a casa da Alessandra Moschillo che non vedevo da dieci anni.

Karaoke con Tananai

Oggi ho mal di gola, ho cantato tutta la sera al Ronin prima con Tananai, poi in auto con l’amica Francesca Casarino che mi accompagnava a casa. L’occasione era la festa dedicata al Canta Tu organizzata dalla Giochi Preziosi. Ho troppi amici genoani per non aver notato l’ex presidente dei rossoblù Enrico.

Però di calcio non sono appassionata, e per educazione verso gli altri evito anche il karaoke. Così, mentre tutti si esibivano e la collega Maria Elena Barnabi, poco distante, conversava con Gigi D’Alessio, io ne ho approfittato per parlare col cantante Olly, che il 10 dicembre suona (sold-out) al Fabrique.

A un certo punto ho visto arrivare da solo anche Pierpaolo Petrelli, ma tutte le presenti erano in prima fila impegnate a sgolarsi. E non sono sicura che stessero facendo la cosa giusta.  

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