Il dibattito preventivo. Nessuno sa cosa Paola Egonu dirà stasera sul palco dell’Ariston ma il cumulo di commenti è già tracimato, sia nella quantità che nei toni. Il coro ostile dei “non si azzardi a dire che”, “ma cosa caspiterina vuole”, “si ricordi che comunque”, “guardi che non è come dice lei”. Ma anche il coro favorevole di quanti difendono non soltanto il diritto di parola della volleista (e ci mancherebbe pure), ma anche ciò che non ha ancora detto: ha ragione sulla fiducia.

Durante la conferenza stampa di rito le hanno chiesto se parlerà di razzismo: «Secondo me non c'è bisogno di una risposta e sappiamo tutti perché», ha detto dopo le dichiarazioni di Matteo Salvini che si era augurato che la campionessa di volley di origine nigeriana non non ne parlasse. Perché l'Italia secondo lui non è un paese razzista. Lei invece ha detto di sì: «Ma non vuol dire che tutti sono cattivi, ignoranti . Non voglio fare la vittima, ma solamente dire come stanno le cose. È un paese razzista che però sta migliorando». Nel monologo, ha aggiunto Egonu, «mi racconto, quindi ci sarà una parte dedicata al razzismo».

Cliché da frigorifero

Ci si potrebbe fare le calamite da frigo coi cliché retorici mobilitati in queste ore. E al centro di questo caos c’è lei, scaraventata da un momento all’altro nel fuoco della polemica sanremese. Come se d’improvviso le toccasse tener desta l’attenzione intorno al Festival, senza necessità di scatenare sul palco l’urlo tarzanesco di Anna Oxa allo scoccare d’ogni mezz’ora. Qui si corre il rischio che la ragazza si monti la testa. E chi si crederà mai di essere, Volodymyr Zelensky?

Così vanno le cose nel paese in cui non basta avere un fisico bestiale per essere neo-italiani.

Né è sufficiente conquistare i galloni sui campi sportivi indossando la maglia della nazionale azzurra, perché poi può capitare di sentirsi chiedere se davvero si è italiani.

E magari quella domanda viene da soggetti che fino a qualche anno fa l’Italia, intesa come entità unitaria di identità-territorio-popolo, la schifavano e vagheggiavano radici celtiche aspergendo dall’ampolla l’acqua del dio Po. Ma i tempi cambiano, i celti tornano a essere una suggestione da Bignami sulle mitologie nordiche, e quanto all’acqua del Po (che già trovarla è missione complicata), molto meglio quella del mare che bagna il Papeete. Italiani di ritorno, pronti a schierarsi contro l’italiana-non-abbastanza. Ma in realtà, cosa bisognerebbe fare per colmare lo scarto di quell’abbastanza?

Vorrebbe saperlo lei per prima, che un po’ dentro alle polemiche ci viene tirata e un po’ non si perita di scansarle.

Indecisa fra l’essere un simbolo dei diritti alla diversità nell’Italia orbanizzata di Giorgia Meloni e il rimanere rintanata in un profilo da Balotelli femmina. E chissà se proprio stasera scioglierà la riserva. Se dirà parole ferme dal tono stentoreo, prima che si prenda la scena Sangiovanni col suo vocino mencio. Ma già che c’era ha fornito una corposa anticipazione a proposito di come la pensi sullo stato morale e civile della nazione.

L’intervista

Lo ha fatto con un’intervista rilasciata a Vanity Fair, durante la quale non ha risparmiato gli accenti ruvidi e le opinioni taglienti, ciò che adesso non le viene perdonato da chi preventivamente si allarma per quanto potrebbe dire sul palco dell’Ariston.

Durante l’intervista Egonu si è soffermata anche in quel caso sul fatto che a suo giudizio l’Italia è un paese razzista. Sui tanti episodi di discriminazione a bassa (?) intensità che lei e i suoi famigliari affrontano da sempre nella vita quotidiana. Sulla difficoltà a pensare di avere un figlio, che a causa della pelle nera soffrirebbe discriminazioni come lei. E sulla signora presidente del Consiglio dei ministri, che si circonda di personale politico dalle idee ultraconservatrici su materie divisive come l’aborto.

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