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Da molti anni, in Nord America, i musei e altre grandi istituzioni culturali sono impegnate a ripensare, a volte a ricucire, il loro rapporto con il pubblico cercando nuovi e più equi rapporti con le comunità di afferenza.
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La necessità al cambiamento è mossa dalla rapida trasformazione della società. Questa evoluzione ha spesso trasformato radicalmente il modo dei musei di operare. A noi la cosa interessa perché grandi cambiamenti demografici sono in atto anche in Italia.
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Per fare luce su alcuni aspetti scottanti del dibattito culturale in corso nei musei nordamericani ne ho parlato con Kaywin Feldman, direttrice della National Gallery of Art di Washington e Sasha Suda direttrice della National Gallery del Canada.
Da molti anni, in Nord America, i musei e altre grandi istituzioni culturali sono impegnate a ripensare, a volte a ricucire, il loro rapporto con il pubblico cercando nuovi e più equi rapporti con le comunità di afferenza. La necessità al cambiamento è mossa dalla rapida trasformazione della società. Negli Stati Uniti quasi il 50 per cento della popolazione sotto i 25 anni è formata da persone non di etnia bianca, genericamente definite people of color (di discendenza sudamericana, africana,



